Rime (Andreini)/Sonetto CLXI

Sonetto CLXI

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SONETTO CLXI.


P
Er te non fia, ch’io più m’adorni, e terga,

Nè più risuoneranno i miei sospiri;
     Nè fia mai, che dolente, ò lieta io miri
     La fronte, ò gli occhi ove mia morte alberga.
Altri amando di pianto il volto asperga
     Sotto ’l misero incarco de’ martiri.
     Accesa l’alma mia d’alti desiri
     A più bel volo, e più felice s’erga.
Nè lusinga d’Amor fia, che l’offenda
     Che d’haverlo seguito homai si pente,
     E del suo vaneggiar le ’ncresce, e duole.
Ah che saldo voler può quanto vuole.
     E chi vede ’l suo fallo, e non l’ammenda
     La celeste pietà sdegna sovente.