Rime (Andreini)/Sonetto CLXI
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto CLXI
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SONETTO CLXI.
P
Er te non fia, ch’io più m’adorni, e terga, Nè più risuoneranno i miei sospiri;
Nè fia mai, che dolente, ò lieta io miri
La fronte, ò gli occhi ove mia morte alberga.
Altri amando di pianto il volto asperga
Sotto ’l misero incarco de’ martiri.
Accesa l’alma mia d’alti desiri
A più bel volo, e più felice s’erga.
Nè lusinga d’Amor fia, che l’offenda
Che d’haverlo seguito homai si pente,
E del suo vaneggiar le ’ncresce, e duole.
Ah che saldo voler può quanto vuole.
E chi vede ’l suo fallo, e non l’ammenda
La celeste pietà sdegna sovente.