Rime (Andreini)/Scherzo VI
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SCHERZO VI.
Tanti petti
Saettar? deh per pietate
Più non siate altrui cortesi
De gli accesi
Raggi ardenti, onde beàte.
Pupillete nel cui lampo
Sempre avampo
Se mia gioia è ’n voi raccolta
Deh sia volta à me la face,
Che mi sface,
C’hà da me l’alma disciolta.
Se bramate le facelle
Chiare Stelle
Per men mal temprar ne i pianti
De gli amanti: gli ampi fiumi
De’ miei lumi
Godan sol sì alteri vanti.
Se volete luci vaghe
Mille piaghe
Rimirar: deh sia l’honore
Del mio core: in cui vedrete
Luci liete
Quante havèa saette Amore.
Mostr’io pur quanto pungenti,
Quanto ardenti
L’auree fiamme, gli aurei dardi
Cari sguardi sono, hor basti.
Non più fasti
Lampi in un vaghi, e bugiardi.
Voi giurate scintillando,
Fiammeggiando,
Che del pianto, e del mio male
Pur vi cale. indi le palme
Di mill’alme
Brama il foco, ama lo strale.
Ahi devrìa bastar la spoglia
Di mia doglia.
Lumi chiari, lumi rei
I trofei di tanti cori
Sono errori
Da provar gli sdegni miei.
Saettar farò mia lira
Piena d’ira
Crudi versi, e ’n crudi modi
Vostre frodi altrui diranno,
E faranno
Chiare l’empie vostre lodi.
Ma se ’n premio del mio duolo
In me solo
V’affisate. nel mio canto
Vostro vanto in dolci tempre
Dirò sempre,
E porròvi al Sole à canto.
Anzi pur dirò, che fugge,
Che si strugge
Al bel vostro lume adorno
Pien di scorno il proprio Sole,
E si duole,
Ch’ei men chiaro adduce il giorno.