Rime (Andreini)/Canzone V

Canzone V

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CANZ. V.


Q
Uesto fermo pensiero,

Che partir non si sà da la mia mente,
     Per cui altro io non chero,
     Che vagheggiar presente
     Un solo à gli occhi miei gradito oggetto
     D’amor è certo un non inteso affetto.
Il divenir vermiglia,
     E lieta in un dal suo venir sorpresa,
     E l’abbassar le ciglia,
     Qualhor più l’alma è intesa
     A specchiarsi nel bello, ond’ella è vaga
     Mi fà di novo amor (lassa) presaga.
Questo tremar parlando,
     E cangiarsi la lingua in freddo smalto
     Tronche voci formando,
     Il non soffrir l’assalto
     Di lusinghiero, e desiato sguardo
     Presagio è ben, che ’n nova fiamma io ardo.
Propor di dir gran cose,
     Poi non saper da qual principio farse,
     Sfavillar per l’ascose
     Fiamme, quindi gelarse
     Al divin foco d’un celeste raggio
     Quest’è certo d’amor novo servaggio.
Questo grato gioìre
     A lui vicina, e questo venir meno
     Per soverchio languire

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     Lunge dal bel sereno,
     Che dolce bèa ne’ suoi tormenti il core
     Segno è cred’io d’altro novello amore.
Questa mestizia nova,
     Questo novo pallor son’argomenti,
     Che ’l mio mal si rinova.
     Lo sprezzar gli ornamenti
     Lunge da lui, con lui bramarli è segno,
     Ch’à poco, à poco esca d’amor divegno.
Esser fatta gelosa
     Di chiunque il bel volto intento mira,
     Pender da l’amorosa
     Bocca, onde ’l cor respira
     A gli sguardi non men pronta, che à i detti
     Son di verace amor veraci effetti.
Ah che pugnar bisogna
     Con questa à danno mio nascente fiamma
     Prìa, che l’Alma, che agogna
     Il bello, onde s’infiamma
     Tutta incendio divegna, e ’nvan poi l’acque
     Brami incontr’à l’ardor, che già le piacque.
Sospir, gemiti, e pianti,
     Guerra, speme, timor pace, e desìo
     Cibo sièn de gli Amanti.
     Esca sia del cor mio
     Quella, che ancor pur libertà fruisco
     Incauto Augel corra à le reti, al visco.
Questi avisi primieri
     A prender l’armi homai pronta mi fanno.
     Le finte gioie, e i veri
     Dolor d’empio Tiranno
     Segua chi vuol, ch’io troppo (ohime) conosco
     L’amarissimo à l’Alma assenzio, e tosco.

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Combatti Anima ardita
     Hor, che Ragion non cede al Senso frale.
     A guerreggiar n’invita
     Rimembranza del male.
     Se ti difendi nel principio, è nostra
     La gloria poi de l’amorosa giostra.
Invano ò Canzonetta
     Chiama, e lusinga Amor, che troppo acerba
     L’alma del suo poter memoria serba.