Rime (Andreini)/Canzone IV
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CANZ. IIII.
In dubbio hai posto il Mondo
Qual fosse in te maggior senno, ò beltade
Porgi, deh porgi aìta
Al mio dolor profondo.
Da quelle ov’hor ti stai sante contrade
Sfavilla per pietade
Un chiarissimo raggio;
Sì che del Mondo impuro
Sgombrandomi l’oscuro
Velo, m’apra del Ciel l’alto viaggio;
Onde beàta un giorno
Riveggia il tuo bel crin di stelle adorno.
Havrà ben fin la guerra
Alhor de’ miei sospiri
S’avverrà, ch’io ritrovi in Ciel quel bene,
Ch’i’ perdei (lassa) in terra.
O beàti martiri,
Se l’effetto gentil d’amica spene
Sarà mai, che v’affrene.
Chiudami gli occhi Morte,
S’aprir mi deve il Fato
L’almo sentier beàto,
Ch’altrui conduce à la superna Corte.
Hor giunga il fin di questa
Vita, se tal principio à me s’appresta.
O Laura mia quel Lauro,
Da cui prendesti il nome,
Ch’ebbe già da tuoi versi honor cotanto
Qual havrà più restauro?
Perch’ei cinga le chiome
Di Poeti, e d’Heroi non si dia vanto,
Che la porpora, e ’l canto,
E di quelli, e di questi
Quella gloria gli dia,
Che già tù Laura mia
Col nome, e con la cetra aurea gli desti.
Ecco ei già langue, e perde
Da te lontano, e le sue frondi, e ’l verde.
Il tuo diletto Sposo
Anch’ei perduto hà (lasso)
Di sua vita mortal l’hore tranquille.
Al ciglio lagrimoso
Sembra un’immobil sasso,
Che duo Fonti di lagrime distille;
Nè però le faville,
Che ’n se racchiude il petto
Scemar ponno l’ardore;
Che quando altri nel core
Porta di casto foco honesto affetto
Vive l’incendio, e dura
Quand’ancor chi l’accese è terra oscura.
Sovente lagrimando
La sua sventura ei dice,
Cara del viver mio fida compagna
Lasso me; lasso quando
Sarò teco felice,
E di lagrime pure il volto bagna.
Così s’afflige, e lagna;
E viè più cresce il duolo,
Perche ’n angosce tante
Non hà ’l misero amante
Per temprar tanti affanni un piacer solo;
Ed estrema è la doglia,
Che di speme, e conforto empia ne spoglia.
E chi può nel confine
Frenar de la ragione
Alma beata, che dal Ciel m’ascolti
Un dolor senza fine?
Ne l’angusta prigione
Del cor son troppi danni insieme accolti.
A lagrimar son volti
Homai tutti i mortali;
Ma ben che un largo fonte
Versi ogn’huom da la fronte
Le lagrime non vanno al duolo eguali;
Nè basta humano accento
A sfogar quest’interno aspro tormento.
Qui chiuso posa ò Viator gentile
Di Laura il nobil velo
Sparsa in terra è la fama, e l’Alma è ’n Cielo.