Rime (Andreini)/Canzone III

Canzone III

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Sonetto LXX Canzonetta morale V

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CANZ. III.


B
En saggio è ’l detto di chiunque afferma,

Che nel Regno d’Amore
     O Ragion non si trovi, ò sempre inferma.
     Ciò dimostra il mio core,
     Ch’abborrisce ogni gioia,
     Cui solo affanno, e noia, e dolor piace
     Si che misero altrove ei non hà pace.
Non odio (lassa ) chi mi porge aìta?
     Non amo solo, e seguo
     Chi d’amaro velen pasce mia vita?
     Misera io mi dileguo
     Qual nebbia à’ rai del Sole,
     Nè tanto mal mi duole, anzi gioisco
     Lieta, e contenta alhor, che più languisco.
Dunque assai di ciò fia verace prova
     L’aspra sciagura mia;
     Poiche sprezzando quel, che à me più giova
     La pena atroce, e ria,
     Che mi conduce à morte
     Per mia nemica sorte amo, e desio,
     Mentre pur altri ride al pianto mio.
La dolce libertà non m’è più cara.
     Due vaghe luci adoro
     Cagionatrici à me d’angoscia amara;

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     Per lor mi discoloro
     Talhor, talhor avampo,
     N’è mai ritrovo scampo à miei martiri,
     E di pianto mi pasco, e di sospiri.
Benedico la man, che ’l cor m’aperse,
     E le care ferite
     D’un veleno vital poscia cosperse.
     Mi son care, e gradite
     Le pene, e chi m’ancide
     (Chi mai ciò ’ntese, ò vide?) e servo, e bramo,
     E quanto ei m’odia più, tanto più l’amo.
Ben tal volta al dolor le porte aprendo
     Piango (lassa) e m’adiro
     Come del Mar turbato onda fremendo.
     Inquieta sospiro,
     Fuggo, & odio me stessa,
     E quella Imago impressa entro al mio petto
     Più che Mostro d’Abisso emmi in dispetto.
Sì vaneggia mia vita stanca, e lassa,
     Ch’un’hora stessa in gioco,
     E ’n riso, e ’n pianto, e ’n sospirar trapassa;
     Nè fermo stato, ò loco
     Già provo, ò trovo mai;
     Ma d’affanni, e di guai sempre pur piena
     Unquà per me non sorge hora serena.
Canzon se trà gli Amanti
     Troverai chi si vanti esser beàto
     Dì che poco si dura in tale stato.