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Havrem così qualche dolcezza honesta,
Così avverrà, che sappia ’l Mondo in parte
Come in fiamma innocente, ed alsi, ed arsi.
Che dopo noi nulla di noi qui resta,
Se non se ’n quanto ne l’eterne carte
Lasciamo i nomi in bei vestigi sparsi.
CANZ. III.
Che nel Regno d’Amore
O Ragion non si trovi, ò sempre inferma.
Ciò dimostra il mio core,
Ch’abborrisce ogni gioia,
Cui solo affanno, e noia, e dolor piace
Si che misero altrove ei non hà pace.
Non odio (lassa ) chi mi porge aìta?
Non amo solo, e seguo
Chi d’amaro velen pasce mia vita?
Misera io mi dileguo
Qual nebbia à’ rai del Sole,
Nè tanto mal mi duole, anzi gioisco
Lieta, e contenta alhor, che più languisco.
Dunque assai di ciò fia verace prova
L’aspra sciagura mia;
Poiche sprezzando quel, che à me più giova
La pena atroce, e ria,
Che mi conduce à morte
Per mia nemica sorte amo, e desio,
Mentre pur altri ride al pianto mio.
La dolce libertà non m’è più cara.
Due vaghe luci adoro
Cagionatrici à me d’angoscia amara;
Per |