Ricostruire l'Italia con architettura futurista Sant'Elia/Quinta sintesi

Quinta sintesi

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Quinta sintesi

LA MORTE DELL’ULTIMO TRENO

Sontuoso tramonto di porpora sulle rovine di una grande stazione ferroviaria.

Una lunga tavola imbandita è piantata di traverso sul binario.

A destra e a sinistra della tavola letti, divani e casse da morto aperte che rivelano il loro interno di velluto azzurro imbottito.

Mollazzon

ritto a capo tavola parla agli inesistenti convitati:

Timidamente, o miei cari Mollenti, e seguendo il consiglio sentenziale che decretò la fine dell’urbanismo, della luce artificiale e della velocità, propongo di innalzare fra le rovine di questa stazione le statue di Vasto Alata e Furr, cioè lo Spazio e il Tempo incatenati, vive statue giustamente martirizzate.

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Sudiciani

facendo capolino da sotto la tavola:

Sono riuscito a svellere dieci fasci di fili elettrici. Ora distaccherò anche l’ultima lampada ad arco. Ma a chi parla Mollazzon? Oè! Dove sono i convitati, Mollazzon?

Mollazzon

Furono tutti solennemente invitati a questo banchetto destinato a digerire funebremente l’ultimo treno e gli ultimi autocarri! Ma non sono venuti, evidentemente affranti da stanchezza per il loro assiduo allenamento alla morte fatto in quelle comode casse da morto. Mi dispiace questo loro ritardo. Perderanno l’arrivo dell’ultimo treno, che ha fortunatamente un lusso di ritardi.

Sudiciani

E’ un buon treno lento.

Mollazzon

Lentissimo, affranto. Si è fermato un mese in ogni stazione del regno. Sono ormai dieci anni che è in cammino.

Sudiciani

Bravo treno che ha saputo così allenarsi perfettamente a vivere fermo per l’eternità. Il macchinista ha così tutto il tempo necessario per fissarsi bene negli occhi una copia di ogni stazione. Ah! Copiare! Santa cosa! Riprodurre, rifare esattamente! Arricchire il mondo di copie. Conservare la vita, vincere la morte, accumulando le copie di ogni cosa viva! Beffare la realtà, che si crede unica, con nuove realtà identiche. Ah! Sono anch’io affranto! (Distaccando il globo della lampada ad arco) Pesante! Ora mi riposerò in questo letto ideale.

Si allunga in una delle casse da morto azzurre.

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Mollazzon

dopo avere ispezionato con uno sguardo circolare le rovine della stazione:

Hai avuto una buona idea, Sudiciani.

Si allunga nella cassa da morto azzurra a capo tavola.

L’allarmista

entrando agitatissimo:

Il treno! Il treno! Il treno!

Mollazzon

cacciando la testa fuori dalla cassa da morto:

Non ci credo! E’ impossibile!

L’allarmista

Alzati, Mollazzon! Il treno ti schiaccerà.

Mollazzon

esce dalla cassa da morto e s’avanza a passi imbottiti:

Del resto questa addormentante bella cassa da morto mi ha talmente allenato a morire che non temo la morte. (Ad alcuni operai Mollenti che giungono trafelati) Volete svellere le rotaie? Operazione inutile. Il treno s’avanza dolcissimamente col ritmo stesso della nebbia. Posso fare ancora un pisolino.

Torna alla sua cassa da morto vi si rituffa mentre la scena si annebbia.

Vif- Glin

entra tenendosi stretta al braccio di Ariella:

Amore mio, quale treno prenderai? [p. 564 modifica]

Ariella

Cara, ecco la nostra solita domanda che rimane sempre senza risposta. Sono ormai anni che veniamo a consultare ogni sera gli orari di questa stazione in cerca del treno meno ricordante e dello sportello meno lacerante. Purtroppo non c’è più una grande scelta. Occorre decidersi.

Vif- Glin

Siamo gli amanti divisi dai treni, tutti impregnati della nostalgia delle stazioni. Come i monasteri invernali, nelle notti diaccie soffriamo il nostro rimpianto sul fuocherello dello scambio. Amore mio, mi lasci? Cosa farai senza di me? Che ricorderai di me? Te ne scongiuro, non dimenticare i nostri primi baci a sette anni. Eravamo bambini, e già ci adoravamo senza conoscerci... Ma tu disprezzi quei tempi felici. Cattivo!

Ariella

Mentre aspettiamo il treno che ci lacererà, occorre stabilire attentamente il programma dei miei ricordi, delle mie nostalgie e dei miei rimpianti. Disporremo vicino e tutto intorno l’orgoglio dei nostri dolori eccezionali. Poiché nessuno mai soffrirà quanto tu soffrirai e quanto io soffrirò fra poco.

Vif- Glin

Caro! Pensa! Il treno non è ancora in stazione; teniamo ancora uniti i bagagli dei nostri sentimenti patetici. Anzi, io propongo di partire insieme per non dividere lo stock enorme di lagrime. In treno ricapitoleremo tutto il passato contenuto nel nostro amore. Divideremo in due parti esatte la massa delle tenerezze, dei baci e dei singhiozzi. [p. 565 modifica]

Ariella

Si, partiamo insieme. E’ Meglio. Ci prepareremo così a separarci prossimamente rimpiangendoci nel ricordo e nella valutazione accurata delle diverse nostre esistenze morte.

Vif- Glin

Ma quale treno prenderemo? Chi ci potrà indicare il treno migliore per il migliore viaggio?

Ariella

Io parto volentieri. Preferisco ricordare a distanza i nostri poveri figli. Cara, ti penti di ciò che hai fatto?

Vif- Glin

No, sento che sono stata veramente una buona madre nel seguire la saggia legge dei Mollenti. Quando i neonati dànno segno di vitalità eccessiva, il dovere della madre è di abituarli alla morte con un buon allenamento. Non puoi d’altra parte accusarmi di fecondità! Ti ho dato soltanto due volte il lugubre spettacolo.

L’allarmista

Il treno! Il treno! Il treno!

Mollazzon

Perché scappi urlando cosí?

L’allarmista

E’ un treno lento, ma contiene Furr Vasto e Alata! Pericolo di morte per noi. [p. 566 modifica]

Mollazzon

Cosa dici? Non è possibile. Sono dieci anni che è finito il loro processo.

L’allarmista

Si, ma sono stati dimenticati in una stazione secondaria. Dicono che Furr ha condensato in sé un milione di kilowat e altrettanti chilometri.

Mollazzon

con viva agitazione:

Qua, qua, operai Mollenti! Pronti ad arrestare il terribile Veloce Furr, e quelle canaglie di Vasto e Alata! Le loro casse sono preparate?.

Una locomotiva

di cui non si vede che il petto tondo, sbuffante:

Unufff! Fiii-naaal-meeen-te.

Un Meccanico

buttando il berretto per terra con rabbia:

Non ne vuol più sapere! Il chilometro, i metri, i centimetri, i millimetri le fanno schifo. E’ quasi fredda... Con tutti i baci delle mie labbra incollati sull’acciaio, con mille carezze ho cercato di riscaldarla, di rianimarla... Si può dire che ne ha realmente piene le ruote. Ho dovuto anguillare con destrezza sulle rotaie per non essere avvinghiato dalle piccole stazioni morte! Terribili tentacoli dei paeselli fermi nel passato! Uno di questi voleva agganciare il mio treno e catturarlo per darlo in pasto ai suoi vecchioni tempofagi, immobili fuori del caffè preistorico e senza bibite come un [p. 567 modifica] porto insabbiato... E quanta voracità negli occhi neri stupiti dei giovani senza gioventù, pensosamente allungati col gomito puritano contro la tavola vuota! Ho sentito il gemito di certi paeselli disusati dai nomi delicatissimi uditi in sogno. Maledizione! Mi aspettavano tutti, in agguato. Si erano fortificati dietro trincee colme di secoli, tutti carichi di una nostalgia disperata talmente compressa da far saltare le rotaie. Volevano vendicarsi del mio treno che, devo confessarlo, li spazzolava brutalmente di mondialità e di universalità. Hanno un esplosivo formidabile, il ricordo! D’altra parte è una questione di ritmi diversi che si odiano. Il ritmo di quei paeselli è curvilento e il ritmo del mio treno è in forma di sega saltellante. A venti anni, ero meccanico a bordo del secondo idrovolante che scavalcò l’Oceano Atlantico, da New York alla Bretagna. Ammarammo in una rada deserta e misteriosa, scivolando delicatamente sulla gomma trasparente dell’acqua, finché l’elica frullante tacque nel baciare con dolcezza una rovina romana, tetra e sonnolenta sotto la sua edera distratta dal vento. L’affetto eterno che legava quei mattoni antichi sussultò al contatto, si eccitò e chiamò disperatamente a raccolta i secoli lontanissimi. Questi rotolarono giù da tutte le alture del sogno. Alcuni atrocemente condensarono le loro masse per penetrare nel muro e nutrirlo della loro fissità. Altri pesantemente riannodarono i loro blocchi smisurati per spalleggiarlo con un esercito di tempo intensificato. Credetemi, più le macchine veloci si moltiplicavano sulla terra, più i ruderi si gonfiavano di minacciose forze nostalgiche. I ruderi fumano tempo grigio, mentre intorno alle cose nuove vibra l’elettricità del futuro, come un’aureola e come una maschera di vetro. Una sosta forzata di treno o automobile in un luogo sconosciuto determina l’urto tremendo tra i ruderi, queste dimenticate bombe di passato e le lanciate bombe del nuovo domani. Non avete mai sentito il minaccioso silenzio di certe lande morte? Da tempo ho dimenticato la carne umana e le foglie degli alberi per [p. 568 modifica]sposare la mia locomotiva. Conosco bene la forza serrata inesorabile del metallo. Essa cammina cammina verso l’infinità. Ma è ancora lontana dalla carne verde e dalla carne rosea. La forza vegetale e animale tutta pori aperti, labbra resinose, palpebre carezzevoli ama e odia il metallo. Vorrebbero fondersi queste due forze! Bisogna aiutarle. Ma io non mi posso prestare a questo coito spaventoso! Ad ogni modo, tengo a dichiararlo, la mia locomotiva non è stata catturata dal passato! E’ semplicemente annoiatissima.

Mollazzon

agli operai Mollenti che seguono con trepidazione paurosa due autocarri sfasciati su cui sono stesi Furr, Vasto e Alata incatenati con rami ritorti:

Li avete bene incatenati?


Un operaio mollente

Non tentano di liberarsi. E sono immobili, tutti assorti in un loro pensiero. E questi sono gli ultimi due autocarri del mondo!


Mollazzon

A che pensano Furr Vasto e Alata? Quel loro pensiero, secondo le ultime scoperte scientifiche, contiene una velocità compressa di almeno un miliardo di elettroni. Avanti! Sollevateli. Qui, su questi tre rottami di case che serviranno da piedestallo. Ecco ritte finalmente le statue dello Spazio e del Tempo incantenati... Venite via. Evitiamo la loro maledizione. Ma questa non è nebbia, è cenere che piove. [p. 569 modifica]

Vif- Glin

riappare sempre stretta a Ariella:

Vieni con me. E’ doveroso, credilo. Anche tu dovresti farlo. (Bacia i piedi di Furr ritto sul suo rottame di casa) Odiare, amare, prendere il treno per separarsi quando questo è fermo per sempre. Godere l’amarezza degli addii quando è deciso ormai che non ci si separerà più. Baciare i piedi di colui che non si doveva tradire. Inginocchiamoci davanti a questi eroi! (S’inginocchiano davanti alle tre statue viventi) Furr! Furr! Furr!

Singhiozza.

Alata

scuotendosi e mostrando con collera Vif-Glin:

Eccola! Ecco la canaglia! E’ lei che ti ha tradito Furr, la nostra maledizione!

Vif- Glin

singhiozzando:

Furr, perché non mi rispondi? Ti ho tanto amato. Ti amo ancora. (Voltandosi verso Ariella) E amo anche te, Ariella. Si, si, non mento. Perché mi guardi con terrore? Sono fatta cosí, non ne ho colpa. Ho bisogno di te e di lui.

Alata

Furr non ti risponderà. Non vuole sentirti nominare. Se per disgrazia qualcuno pronuncia il tuo nome, egli sputa a terra con violenza.

Vif- Glin

Eppure è stato lui a insegnarmi a fuggire il mio cuore. Lui mi ha insegnato a strappare le radici della tenerezza. [p. 570 modifica]

Alata

Furr dichiara che non si servirebbe delle tue lagrime per lavare il suo radiatore. Avesse soltanto il grasso del tuo cadavere per ungere le sue macchine, le lascerebbe morire di ruggine.

Vif- Glin

Sei crudele, Alata. Cosa ti ho fatto? Temi forse per Vasto? E’ troppo alto per me. Ho combattuto tenacemente per gli Spaziali fin che la vittoria era possibile.

Alata

No! Tu ci hai indotto invece ad entrare nel tuo funebre tunnel di velocità, noi che vivevamo fermi nell’infinito spazio bianco.

Vif- Glin

In quanto a Furr, non può certo dire che io l’ho fatto soffrire.

Alata

Si, ha sofferto, bestiaccia! Ora è colpito mortalmente, e questa è la nostra maledizione.

Vif- Glin

Non è vero! Ha sofferto così poco...

Alata

Chi potrebbe saziarti, o affamata del dolore altrui? [p. 571 modifica]

Vif- Glin

Furr si sporgeva sul nostro letto, sempre con tutta la testa fuori dall’azzurro mare del nostro piacere, con gli occhi intenti a spiare le navi lontane.

Alata

Non giocare alla Sirena, pesce d’acqua torbida. Sei nemica delle navi lontane e vicine, e molti marinai perirono nel gorgo delle tue braccia.

Vif- Glin

Questa è mitologia. Alata! In realtà ho lavorato e lottato accanitamente per i veloci, e per Furr. Ho fatto tutto questo per lui, soltanto per lui!

Alata

E questo ti rimprovera Furr! Dovevi lavorare e lottare per l’Alto Domani.

Vif- Glin

Ah! L’Alto Domani! Ecco il nostro aguzzino, Alata! Credimi, non sono io che ho colpito mortalmente Furr! (Buttandosi a faccia contro terra ai piedi di Alata, mentre Vasto e Furr rimangono impassibili, la faccia al cielo, assorti). Pietà, pietà, Alata. Comprendimi. Fa uno sforzo per comprendermi. Tu devi aiutarmi a decifrare la mia anima. Non ho tradito nessuno, poiché non mi sono mai fermata. Il vento non può tradire. Sono fedele a tutti, eterno tradimento di me stessa. Fuga, dolorante e inebriata da ogni infedeltà. Varietà esasperata dal desiderio del nuovo! Sono una trepidazione continua e una continua evasione. Una lagrima [p. 572 modifica]veloce. Un odio-amore che oscilla come un ago calamitato. Ho abbandonato Furr per darmi ad Ariella, al quale mi sono subito rifiutata pur eccitandolo fino al suicidio. Fuggo, cerco, spero, dispero. Sono la simultaneità veloce effe vi ama e vi odia, voi due, Tempo e Spazio! Vieni via, Ariella, vieni con me! Ho bisogno di vederti soffrire per godere questa mia realtà: soffrire!

Si perdono nella nebbia.

Sipario