Regno di Sardegna - Proclama 13 ottobre 1821 (Carlo Felice)
Questo testo è stato riletto e controllato. |
PER GRAZIA DI DIO
RE DI SARDEGNA,
DI CIPRO, E DI GERUSALEMME;
DUCA DI SAVOIA, DI GENOVA, EC.
PRINCIPE DI PIEMONTE,
EC. EC. EC.
Per la costante rinuncia dell’ottimo Re mio augusto fratello, Noi pigliammo le redini del nostro Regno fra gravissimi turbamenti.
Epoca è quella, che chiameremmo infaustissima per li misfatti che la precedettero, e per li terribili esempi, che giustizia prescrisse, se quell’epoca stessa in mezzo allo sconvolgimento di alcune Provincie, non appresentasse ferme e costanti tutte le altre, leale e divota a Noi la massima parte de’ sudditi nostri, e se ad un tempo ella non additasse alla storia il più pronto ed il più compito trionfo dei buoni sugli audaci attentati d’una proscritta fazione.
Lontani Ci occupammo per ridonare l'ordine e la tranquillità a’ nostri Stati, e senza il concorso degli eserciti, che generosamente Ci offersero gli alti e potenti nostri Alleati, vedemmo ristabilita la calma colla cooperazione di un solo Corpo ausiliare, che non ebbe a oltrepassare che di poco i confini del Regno.
Ci rendiamo ora ai voti dei Sudditi nostri, ed ascendendo sul Trono avito, vi portiamo quei sentimenti stessi, coi quali la serie non interrotta degli augusti miei Predecessori ha recato cotanto lustro e splendore a questi dominii, e gli ha renduti per più secoli prosperi e felici.
Sull’esempio glorioso di quelli, Noi invochiamo l’ajuto della Provvidenza Divina, che Ci confida in difficili tempi il governo de’ nostri Popoli.
La Santa nostra Religione sarà sicura scorta e valorosa sostenitrice d’ogni impresa nostra, d’ogni nostro pensiero; Ci saranno compagne indivisibili giustizia, fermezza, ed opportuna clemenza.
Ministri venerandi d'Iddio, che condanna ed abbatte gli insani edifizi del filosofismo moderno, squarciate il velo, di cui questo copre l'ambiziosa sua sete dell’oro e del potere, ed insegnate a’ fedeli le vie di guardarsi dalla seduzione di quelle idee fallaci, con che si cerca di sovvertire gli Altari ed i Troni.
Magistrati, siate i difensori dell’innocenza, ed il terrore de’ rei; il povero al par del ricco trovi in voi assistenza e sostegno, e lo spirito di cupidigia e di prepotenza s’arresti e tremi al vostro aspetto.
Pubblici Amministratori, presiedano a’ lavori vostri considerazione matura, e vigilante esattezza; nè si allontani da voi il pensiero d’un severo risparmio della pubblica sostanza. Abbiano accesso a voi le doglianze de’ privati, e giuste ottengano ajuto e favore.
Guerrieri nostri fedeli, se sciagurati individui dell’Esercito hanno macchiato le loro bandiere, il grido d’esecrazione, con cui li disperdeste, ha conservato alle vostre il primiero splendore, e la grazia Sovrana.
Noi Ci compiaceremo nel riconoscere coloro, che nelle passate vicende più vivi mostrarono i sensi d'amore al proprio dovere, e di divozione alla persona del Re mio fratello e mia.
Impiegati tutti del nostro Regno, Noi vogliamo in voi religiosa condotta, attività e zelo nell’esatto adempimento de’ vostri doveri, ed illimitato attaccamento al nostro Governo, nè soffriremo che in altro modo si arrivi ad ottenere il premio del merito. La freddezza e l’indifferenza nell’esercizio degli impieghi non sarà da Noi tollerata; i Capi de’ diversi Dicasteri risponderanno verso di Noi della condotta degli impiegati inferiori.
Padri di famiglia, amare vicende vi dimostrano pur troppo la necessità di vegliare attentamente all'educazione, ed alla condotta de’ figli vostri. La paterna autorità sarà da Noi sostenuta e protetta.
Di voi, abitanti della nostra capitale, Ci è noto il contegno; se un’audace fazione vi sorprese col tradimento e colla forza, se corrotti giovani ingrossarono il numero de’ ribelli, la vostra tristezza in quelle scene funeste, era non dubbia interprete dei vostri sentimenti e della vostra fede; e la continuazione di questi nobili sentimenti Ci renderà grato il soggiornare presso di voi, e vi assicurerà la nostra Sovrana benevolenza.
Voi tutti, Sudditi nostri amatissimi, riponete in Noi la vostra fiducia; le nostre cure sono intieramente rivolte ai veri vostri interessi; riunitevi concordi al mio Trono, che i vostri Antenati hanno sostenuto, e difeso col loro amore, colle loro virtù, col loro braccio, e dal quale hanno ottenuto sicurezza, giustizia, premii, onori, e protezione.
Ritorneranno così i tempi avventurati, in cui, disprezzate le ingannevoli, e perverse teorie dei giorni nostri, imperava il vero principio, che la Religione, i buoni costumi, l’affetto paterno del Re, l’obbedienza e la divozione de’ sudditi sono le sole basi immutabili della felicità de’ Popoli.
Dato a Govone li tredici ottobre mille ottocento ventuno.
TORINO, DALLA STAMPERIA REALE.