Leggenda seconda – 4. Sudario, bara e lapide

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SUDARIO, BARA E LAPIDE




C’è un bel cavalier
Che viene da Creta,
La folla inquïeta
Accorre e si agglomera
Per vario sentier.

Del bel cavaliero
L’aspetto fatale,
Emana ribrezzo.
Gorgiera, cimiero,
Corazza, cosciale
Tutto è d’un sol pezzo.
La strana armadura
Incute paura.

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Vedendolo correre
Legger come un vento,
15Le donne ed i bamboli
Si danno a pensar:
« Nell’erta panoplia
« Di fulgido argento,
« Per quale incantesimo
« Potè penetrar?"
La strana armadura
Incute paura.





« Sono il Re d’un grande Impero,
« Fu Re Orso mio bisavolo,
« Son venuto a cavalcion
« Di Libeccio e d’Aquilon,
« Per assistere all’esequie
« di quel nobile guerriero »
Così parla il cavaliero;
Sta la folla in ginocchion.

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Nel primo giorno della regia esequie,
Orso (sia requie)
Fu da uno strolago
Del moro Alambra
Unto di balsami
D’aromi e d’ambra,
Poi nel sudario
Messo a dormir.
Era di porpora
Un amplio strato,
Dove tre vergini
Meste cucîr
Il bel cadavere
Imbalsamato
Del morto Sir.

(Pur v’è sul sudario
Un picciolo buco
Di tarlo o di bruco.)

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Nel dì secondo della regia esequie,

Orso (sia requie)
Fudentro un fulgido
Feretro d’oro
Calato giù.
Cantâr i monaci
Un santo coro
Al Re che fu.

(Pur v’è su quel feretro
Un picciolo buco

Di tarlo o di bruco.)


Nel terzo giorno della regia esequie,

Orso (sia requie)
Fu in un sarcofago
D’albo cristallo
Messo a posar,
Sul vetro un’iride
D’ocra e corallo
Venne a brillar.

(Pur v’è sulla lapide
Un picciolo buco,

Di tarlo o di bruco.)
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Il bel cavalier
  Venuto da Creta
  Con aria quïeta
  Sta ritto a veder.



« È finito il funerale
« Di Re Orso mio bisavolo;
« Or io parto a cavalcion
« Di Libeccio e d’Aquilon. »
Così parla quel fatale.
Sta la folla in ginocchion.

Ma non parte; muto, ritto,
Più non muove piè, nè tèndine,
Nè cimiero, nè gheron.
Forse ei pensa un’orazion.
Par sul suol piantato e fitto.
Sta la folla in ginocchion.

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Erta sta come cariatide
La metallica figura,
Eppur, mentre il ciel s’oscura,
Par che un poco oscilli al vento.
Che sarà? Terror! Spavento!!
O miracolo! miracolo!...
Restò vuota l’armatura!!!

E come fu?

Nessun si graffii

La cuticagna;
Rimase il guscio
Della castagna,
E Belzebù

Mangiò il marron.


Sta la folla in ginocchion.