Racconti fantastici (Nodier)/Il sogno d'oro/Capitolo VI - Il saggio Lokman

Il sogno d'oro - Capitolo VI - Il saggio Lokman

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Charles Nodier - Racconti Fantastici (1890)
Traduzione di anonimo (1890)
Il sogno d'oro - Capitolo VI - Il saggio Lokman
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CAPITOLO VI.

Il saggio Lokman.


L’indomani sopraggiunse nello stesso luogo il saggio Lokman, il filosofo ed il poeta; Lokman, l’amore degli umani, il precettore dei popoli e il consigliere dei re. Lokman che cercava sovente le solitudini più appartate per meditare sulla natura e su Dio. E Lokman camminava con passo tardo, perchè indebolito dalla grave età, avendo compiuti in quel giorno il trecentesimo anniversario della sua nascita. Lokman si fermò allo spettacolo, che offrivano allora i dintorni dell’albero del deserto, e riflettè un istante.

«Il quadro che la vostra bontà divina mostra a’ miei sguardi, esclamò egli finalmente, racchiude, o sublime Creatore di tutte le cose! ineffabili insegnamenti, e l’anima mia è oppressa, contemplandolo, dall’ammirazione per le lezioni che sgorgano dalle vostre opere e dalla compassione per gli insensati che non vi conoscono.

«Ecco un tesoro, come dicono gli uomini che al padrone è forse costato tante volte il riposo della monte e della coscienza.

«Ecco il kardouon che ha trovato queste monete d’oro e che illuminato dal debole istinto di cui avete provvista la sua specie, le ha prese per fette di radici seccate dal sole. [p. 53 modifica]

— Ecco il povero Xaïloun a cui lo sfarzo degli abiti del kardouon aveva abbagliato gli occhi perchè la sua intelligenza non poteva per salir fino a voi, squarciare le tenebre che ravviluppavano come le fasce d’un bambino in culla, e adorare in questo magnifico manto, la mano onnipossente, che abbellisce a suo piacere le più abbiette delle sue creature.

— Ecco il fachiro Abhoc, che si è fidato della timidezza naturale del kardouon e dell’imbecillità di Xaïloun per essere solo possessore del tesoro e diventar ricco per la vecchiaia.

Ecco il dottore Abhac, che ha fatti i suoi conti sulla lite, che al loro svegliarsi sarebbe nata nella divisione di queste ingannatrici vanità della fortuna per farsi mediatore fra i pretendenti e attribuirsi doppia parte.

— Ecco il Re delle Sabbie, che era venuto per l’ultimo ruminando idee fatali e propositi di morte, come costumano questi uomini deplorevoli che la vostra grazia sovrana abbandona alle passioni della terra, e che si prometteva forse di sgozzare i primi venuti durante la notte come posso giudicare dalla violenza disperata colla quale la sua mano stringe il kangiar.

— E tutti e cinque si sono addormentati per sempre sotto l’ombra avvelenata dell’upas, i funesti semi del quale un soffio della vostra collera ha qui gettato dal fondo delle foreste di Giava. Ciò detto Lokman si prosternò, e adorò Dio.

Rialzatosi Lokman passò la mano nella sua barba e continuò:

— Il rispetto dovuto ai morti ci proibisce di lasciare le loro spoglie in preda alle bestie del deserto. Il vivo giudica il vivo, ma il morto appartiene a Dio. E staccò dalla cintura di Xaïloun la ronca del boscaiolo per iscavare tre fosse.

Nella prima mise il fachiro Abhoc.

— Nella seconda il dottor Abhac.

Nella terza fossa seppellì il Re delle Sabbie.

Quanto a te Xaïloun, continuò Lokman, io ti trasporterò lungi dall’influenza mortale dell’albero velenoso, perchè i tuoi amici; se te ne restano sulla terra dopo la morte del kardouon, possano venire a piangerti senza pericolo nel luogo ove tu riposerai; e lo farò anche, fratel mio, perchè tu hai steso il tuo mantello sul kardouon addormentato, per preservarlo dal freddo.

In seguito Lokman trasportò Xaïloun molto lontano di là, e gli scavò una fossa in un piccolo burrone fiorito che le sorgenti del deserto bagnavano sovente senza mai innondarlo e sotto ad alberi, le cui fronde ondeggianti al vento, spandevano attorno frescura e profumi. E quando [p. 54 modifica]questo fu finito, Lokman passò una seconda volta la mano nella sua barba, e dopo aver ben riflesso andò a prendere il kardouon morto sotto l’albero velenoso di Giava.

Dopo questo Lokman, scavò una quinta fossa per il kardouon al di sopra di quella di Xaïloun, su una piccola altura meglio esposta al sole i cui raggi nascenti svegliano la gaiezza delle lucertole.

Dio mi guardi, disse Lokman di separare nella morte quelli che si sono amati.

E quando ebbe così parlato, si passò per la terza volta la mano nella sua barba e dopo aver ben riflesso, Lokman ritornò fino ai piedi dell'albero upas.

Dopo di che scavò una fossa profondissima e sotterrò il tesoro.

— Questa precauzione diss’egli sorridendo nell’auimo suo, può salvar la vita d’un uomo e quella d’un kardouon.

Poi Lokman riprese il cammino con gran fatica per andare a coricarsi presso la fossa di Xaïloun e si sentiva venir meno prima di giungervi, a cagione della sua grave età. Quando Lockman fu alla fossa di Xaïloun, svenne affatto e si lasciò cadere sulla terra, alzò la sua anima a Dio e morì.

Questa è la storia del saggio Lokman.