Questioni urgenti (d'Azeglio)/16
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XVI.
È poi da considerarsi che le capitali non le creano i Decreti, bensì la necessità e la convenienza, desunte da fatti veri ed esistenti. Roma era capitale d’Italia limitata al Rubicone. Quando l’Italia ebbe sotto i piedi il mondo abbattuto e rassegnato, poco importava la situazione, e Roma potè essere altresì capitale del mondo. Ma turbata appena questa rassegnazione, cominciato il rumoreggiare de’ barbari ai confini, cominciò il vagare delle capitali. Ora fu Ravenna, ora Milano, poi Treviri in occidente; in oriente Costantinopoli o Antiochia ec. E notiamo che se fu vagante la sede del Governo dell’Impero, restò però a Roma sempre un lustro di capitale.
Se dunque la sede d’un Governo è in relazione con necessità politiche amministrative che non dipende da lui il creare a sua posta, sarà bene esaminare quali siano le più importanti.
Prima necessità in oggi è che un Governo non sia esposto a pressioni extra legali.
Nell’ultima sessione parlamentare il senatore Brignole pronunziò un discorso onorevole per lui come atto di indipendenza di carattere, e che ridondò altrettanto in onore del Senato e del pubblico, perchè non venne turbato il suo diritto parlamentare dal menomo atto di disapprovazione, quantunque il discorso ferisse i sentimenti più cari degli ascoltanti.
Dopo la battaglia di Novara, con Radetski alla Sesia, e durante l’ultima guerra quando gli Austriaci erano distanti sole 14 miglia, la popolazione di Torino era come il solito, perfettamente tranquilla, e il Governo poteva deliberare ed agire senz’ombra di pressione.
Questi sono gli ambienti che ci vogliono per mantenere sano e forte il potere esecutivo. Altra necessità è che una capitale sia in mezzo a popolazione morale ed onesta, sia il centro de’ lumi, del senno, della maturità de’ caratteri, delle tendenze civili, dalle quali circondato, il Governo imprima a’ suoi atti l’alto suggello del genio moderno. E ciò per la parte morale. Per la materiale è necessario che la sede di un Governo sia sana, abitabile in ogni tempo, di comodo accesso, di facile difesa, e di difficili approcci. Può egli affermarsi che queste condizioni si riuniscano in Roma? Senza dubbio, è noto a tutti che di ciò il maggior colpevole è il Governo papale: speriamo che presto tutto entrerà in miglior via, grazie all’energia ed al buon volere degli abitanti. Ma comunque sia, le cose ora sono quali le accenniamo, e si tratta dell’Italia!... chi oserebbe per proprio utile giocarne le sorti?
Si tratta dell’Italia vera e reale del secolo XIX, e non delle glorie più o meno avverate dell’antica Roma. Si tratta di fondare un’Italia quale non fu mai finora, e non di riprendere le idee ove le lasciava Cola di Rienzo, per rappresentare una parodia dell’antichità. Convien ricordarsi che il nuovo Governo della nuova Italia ha più difficoltà da vincere, più pericoli da evitare, più farragine d’affari da sbrigare, più problemi amministrativi, finanziari, politici, militari da risolvere, d’ogni altro governo per quanto vasto, ma che si trovi già in possesso d’un sistema ordinato e d’un personale esperto, illuminato da massime tradizionali, e da esperienza governativa. Il nuovo Governo ha incarico di compiere l’impresa più ardua che sia mai stata affidata alla mente, come alle più rare facoltà degli uomini; quella d’improvvisare l’armonìa, l’accordo fra le tendenze, gli usi, le leggi, gl’interessi di tanti Stati rimasti separati sinora. Quest’impresa esige non solo l’altezza di mente e di cuore più egregia, l’istruzione, la capacità più estesa in coloro che la debbono compiere, ma esige altresì che il Governo non stia in una regione agitata, non sia in un ambiente ove lo spirito pubblico non s’è raffermato ancora su solide basi, dove nè i poteri dello Stato, nè il potere giudiziario, nè i giurì, nè i testimoni sarebbero sicuri da influenze, da pressioni e da minaccie: esige che il Governo possa agire con quella calma e serena tranquillità che solo permette di vedere la verità nel suo splendore più limpido, e che non la muta, non la presenta incompleta, od annebbiata dalle passioni e dagli interessi che gli si stanno agitando d’intorno.
Io provo una profonda amarezza nel dirlo; ma l’Italia ed il dovere prima di tutto: e dico che Roma non la credo per ora campo adatto per il nuovo Governo.