Quando con fuga a metter fine a' mali
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XXXVI
AL SIGNOR ALESSANDRO SERTINI
Che i desiderj alti sono pericolosi.
Quando con fuga a metter fine a’ mali,
Che sotto il fiero Re gravi sostenne,
Armato il tergo Dedalo di penne
Per l’alto ciel diessi a vogar con l’ali.
5Disse al figliuol, che di vaghezza acceso
Era a trattar l’aure celesti: figlio,
Impresa di spavento, e di periglio
Rifiuta spirto da viltate offeso.
Ma dell’umano ardir certa misura
10Bella ragione alle nostre alme assegna,
Di così favellarti oggi m’insegna
La presente per noi forte ventura.
Che se troppo t’abbassi al mar vicino,
L’aer laggiù mal sosterrà le piume,
15Se t’alzi, il Sol le struggerà col lume,
Se per mezzo ne vai, lieto è il cammino.
Sì fatto accorto il giovenil pensiero,
Come sicura scorta, il voto ei prende,
Nè lento le bell’ali Icaro stende,
20Lieto correndo il sì novel sentiero.
Per l’aria, che fendea l’ala paterna,
Tenne da prima il buon garzon la via,
Indi i sentier ben consigliati obblia,
Per vagheggiar la regïon superna.
25Brama i raggi appressare onde Orïone,
Onde Arturo nell’alto appar lucente,
Brama i raggi appressar d’Elice ardente,
Brama appressar l’Ariadnee corone.
Ma quando in ver l’Olimpo il corso ei volse
30L’incaute piume il Sole arse e disperse,
Sì se medesmo il troppo altier sommerse,
E l’antico suo nome al mare ei tolse.
Sertini, in questo specchio il guardo giri
Chi troppo studia d’innalzar sè stesso;
35L’aurea favola canta il buon Permesso,
Intento a raffrenar nostri desiri.