Quando Febo al re Ferèo
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III
Quando Febo al re Ferèo
Pasturò gregge lanose,
Per temprar l’esiglio reo
Pur con note armoniose
5Alma cetra egli compose.
E d’Anfriso in sulla riva
Al piacer de’ suoni uditi
Tutto il ciel si raddolciva,
Nè per monti, nè per liti
10Fur latrati, o far muggiti.
A’ suoi corsi pose il freno
L’onda allor del chiaro fiume,
E l’auretta in ciel sereno
Obblïando il suo costume
15Non sapea batter le piume.
Discendean dall’alte piagge
Alle corde lusinghiere
E le Ninfe erme e selvagge,
E le Ninfe fontaniere
20Alle corde lusinghiere.
L’alme Dive il sen velate
Sol di lucido ornamento,
E la fronte inghirlandate
Faticavano al concento
25Sempre in danza i piè d’argento.
E quel Dio sul caro argento
Delle corde alme beate
Variïava il bel concento
Alle Ninfe inghirlandate;
30E sol d’oro il sen velate.
Quando poi tornossi al regno
Delle stelle auree serene,
Ei lasciò quel nobil legno
Per conforto infra le pene
35Alle vite egre e terrene.
Or, Santin, tra le tue dita,
Ei sì ben risveglia il core,
Ch’a danzar sempre n’invita
Fatto in terra a tutte l’ore
40Messaggier di dolce amore.
Tu rasciughi i caldi pianti,
Accompagni i prieghi ardenti,
Racconsoli negli amanti
Il cor vinto da i tormenti
45Fra gli accesi struggimenti.
Ma se già non lasci invano
Il fervor de’ voti miei,
Non stancar la nobil mano
Sopra i casi o dolci, o rei
50De gl’incendj Dïonei,
Grande in arme intorno a’ campi
Della Mosa un tempo avversa,
Più fra i nembi, più fra i lampi
Di gran gente al fin dispersa
55Soggiogando il mar d’Anversa.