Fama, che d'auree piume
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IV
Fama, che d’auree piume
Tutta guernita il tergo
Di non fermare albergo
Hai per fermo costume;
5Te non torbido fiume,
Te non mar procelloso
Co’ fier muggiti arresta;
Ma su giogo nevoso,
Ma tra folta foresta
10Vai pronta, vai leggiera
Eterna messaggiera,
Con occhi vigilanti
Trasvoli notte e giorno;
E canti d’ogni intorno
15Con lingue di diamanti;
Canti de’ gran regnanti,
Canti del vulgo scuro:
Nè mortale accidente
Da’ tuoi canti è securo;
20Pur via più vivamente
Disveli i varj ardori
Degli amorosi cori.
Che Medea tanto ardesse
A’ raggi di Giasone,
25E che sul vago Adone
Idalia si struggesse;
Ch’Ippomene giungesse
La fuggitiva amata,
Tu ci racconti; e conti
30Semele fulminata;
D’Ermafrodito i fonti;
L’Augel Ganimedeo;
E’l corso Aretuseo.
Divulghi a meraviglia
35Pietate e feritate
E pregi di beltate
Begli occhi e belle ciglia:
Ma s’altri a mirar piglia
Per l’amorosa istoria
40Chiusa nel tuo bel canto,
Non sente far memoria
Dell’ammirabil vanto,
Che’n amor più si prezza,
Cioè vera fermezza.
45Nel petto al grande Alcide,
E di Teseo nel core
Fior di sì fatto amore
Non mai per te si vide:
Via meno il fier Pelide
50Fatto amator godea
Titolo tanto egregio;
Ma se per sorte, o Dea,
Esempio di tal pregio
Hai di veder desío,
55Mostrarloti voglio io.
Io d’un volto sereno
Almo splendor mirai,
E da sì cari rai
Tutto avvampommi il seno:
60Nè che venisse meno
Ivi l’accolto ardore,
Il valse a fare orgoglio;
Nè sdegno, nè rigore,
Nè forza di cordoglio,
65Ne sforzo di martíre,
Nè vïolenza d’ire.
Emmi sì caro il foco
Di sì somma bellezza,
Ch’io sostengo ogni asprezza
70Come soave gioco:
Ognora in ogni loco
Tanta beltà vagheggio;
Se sorge il Sol dall’onde,
Nell’Alba io la riveggio;
75E s’ei nel mar s’asconde,
Nel sen dell’aria oscura
Cintia la mi figura.
In fresca aura che mova,
In vago fior di piaggia,
80In pianta aspra selvaggia
Il mio pensier la trova,
Ed invan si riprova
Novo arco, e novo dardo
Farmi piaga amorosa;
85Che nebbioso ogni sguardo,
Ogni guancia rugosa,
Ogni chioma canuta
È per me divenuta.
Vile ed ignobil merto
90Cui non si dà mercede
Per sempiterna fede,
Meco non fia per certo:
Veggano il fianco aperto
Gli occhi che mi feriro
95Fin che rimango in vita;
E l’ultimo sospiro
Dell’estrema partita
Col nome tuo s’invii,
O fin de’ miei desii.