Puerili (Leopardi)/Nota/Telesilla
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III
TELESILLA
Come è il più lungo, cosi è il più interessante di questi frammenti. È noto il sogno del Leopardi di «creare» nuovi «generi di tragedia», diversi dal tipo di quella alfieriana. Dopo questo saggio, abbandonato, non è difficile rendersi conto del come gli audaci propositi dovessero sbollire; e venire oggi a dire che per la tragedia il poeta non era nato, sarebbe ozioso. Questo idillio tragico, con tutte le sue intenzioni di semplice e schietta rappresentazione di vita campestre e di sottile psicologia, è veramente cosa che il rispetto non consente di qualificare. Ciò non ostante, la Commissione editrice del volume degli Scritti vari credè di dovere aggiungere al frammento verseggiato anche cinque foglietti di appunti, che sembran presi in tempi diversi e pieni di incertezze e di variazioni vaghe, tra le quali non si riesce nemmeno a raccapezzare una trama o una traccia qualsiasi, che valga a farci vedere come il Leopardi sarebbe uscito dal ginepraio in cui s'era messo. Per queste ragioni s'è creduto opportuno sopprimer del tutto codeste pagine e anche una breve noticina, relativa appunto alla Telesilla, che si trova nel citato Supplemento a tutte le mie carte. Per contrario ho dato, riordinandolo come logica voleva, un frammento in prosa, edito disordinatamente fra gli Scritti vari (p. 392) senza titolo e indicazione di sorta, ma che indubbiamente si riferisce alla Telesilla. Vedasi al riguardo A. Monteverdi, in Giornale storico della letteratura italiana, LVI, 147 sgg.