Prose della volgar lingua/Libro terzo/XIX
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Ora, un poco adietro a dirvi ancora di queste due voci, che in vece di nomi si pongono, Elli o per aventura Ello et Ella, ritornando, è da sapere che elle si ristringono e fannosi piú leggiere e piú brievi eziandio ad un’altra guisa in alcuni casi; ciò sono il terzo e il quarto caso nel numero del meno, e il quarto in quello del piú. Con ciò sia cosa che in vece di Lui s’è preso a dire Li, e Le in vece di Lei nel detto terzo caso, e Lo e La nel quarto altresí, nel numero del meno; e cosí Li e Le in vece di Loro nel quarto caso, in quello del piu. E questo Li dell’uno e dell’altro numero parimente Gli s’è detto: Diedeli e Diedegli, in vece di dire Diede allui, e Diedele, in vece di dire Diede allei, e Preselo e Presela; e cosí le altre che assai agevoli a saper sono, o posposte che elle siano al verbo o preposte: Gli diede, Lo prese, e somiglianti. È il vero che questa voce del maschio del quarto caso nel numero del meno si dice parimente Il:
Cieco non già, ma faretrato il veggo.
È oltre acciò che a queste voci, Il e La e Lo, si leva loro bene spesso la vocale, quando hanno altre vocali innanzi o dopo la loro: S’i’ ’l dissi mai, in vece di dire Se io il dissi; e Amor l’inspiri, in vece di dire La inspiri; e O chi l’affreni, in vece di dire Lo affreni;
Né mostrerolti,
se mille volte in su ’l capo mi tomi,
che disse Dante; e
Che ’l cor m’avinse, e proprio albergo felse,
che disse il Petrarca; e Dirolti e Dicolti e Vedetelvi voi, che disse il Boccaccio -. Volea il Magnifico, detto questo, passare a dire altro; e mio fratello con queste parole a’ suoi ragionamenti si trapose: - E queste voci medesime, quando elle si mescolano con le primiere tre, sí come si mescola questa, Vedetelvi, e le altre, in qual modo si mescolano elle, che meglio stiano? Perciò che e all’una guisa e all’altra dire si può; che cosí si può dire, Vedetevel voi, e Io te la recherò e Tu la mi recherai e Io gli vi donerò volentieri e Io ve gli donerò e Se le fecero allo ’ncontro e Le si fecero. Questo conoscimento, e questa regola, Giuliano, come si fa ella? O pure puoss’egli dire a qual maniera l’uom vuole medesimamente, che niuna differenza o regola non vi sia? - Differenza v’è egli senza dubbio alcuno, e tale volta molta, - rispose il Magnifico - ché molto piú di vaghezza averà questa voce, posta d’un modo in un luogo, che ad un altro. Ma regola e legge che porre vi si possa, altra che il giudicio degli orecchi, io recare non vi saprei, se non questa: che il dire, Tal la mi trovo al petto, è propriamente uso della patria mia; là dove, Tal me la trovo, italiano sarebbe piú tosto che toscano, e in ogni modo meno di piacevolezza pare che abia in sé che il nostro, e per questo è egli per aventura men richiesto alle prose, le quali partire dalla naturale toscana usanza di poco si debbono -.