Prose della volgar lingua/Libro terzo/XVIII

Terzo libro – capitolo XVIII

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Ma tornando alla voce Elli, dico che sí come, aggiugnendovi due lettere, la fecero gli antichi d’una sillaba maggiore e dissero Ellino; cosí essi, levandone le due consonanti del mezzo, la fecero d’una sillaba minore, e dissero primieramente Ei, ristrignendola ad essere solamente d’una sillaba, e poscia È, levandole ancora la vocale ultima, per farne questa stessa sillaba piú leggiera. Il che è usatissimo di farsi e nelle prose e nel verso; dico nel numero del meno; quantunque ancora in quello del piú ella s’è pur detta alcuna volta dal Boccaccio: E appresso questo, menati i gentili uomini nel giardino, cortesemente gli dimandò chi e’ fossero, e ancora, Come potrei io star cheto? e se io favello, e’ mi conosceranno. Èssi eziandio detto Ei nel numero del piú, solamente da’ poeti; la quale usanza tuttavia si vede essere ne’ migliori poeti piú di rado. Resta, messer Ercole, d’intorno acciò, che io d’una cosa v’avertisca; e ciò è, che questa voce Egli, non sempre in vece di nome si pone; con ciò sia cosa che ella si pon molto spesso per un cominciamento di parlare, il quale niente altro adopera, se non che si dà con quella voce principio e nascimento alle parole che seguono; come diede il Boccaccio: Egli era in questo castello una donna vedova, e altrove, Egli non erano ancora quattro ore compiute. Ponsi medesimamente molto spesso ne’ mezzi parlari, come pose il medesimo Boccaccio: Vedendo la donna queste cose, conobbe che egli erano dell’altre savie, come ella fosse, e il Petrarca, che disse:

Or quando egli arde il cielo.

Dove si vede che il cosí porla, poco altro adopera che un cotale quasi legamento leggiadro e gentile di quelle parole, che senza grazia si leggerebbono, se si leggessero senza essa. E come che questa voce ad ogni parlare serva, non si può perciò ben dire quale parte di parlare ella sia, se non che si dà sempre al verbo, et è piú tosto per adornamento trovata, che per necessità. Tuttavolta lo adornamento è tale, e cosí l’ha la lingua ricevuta per adietro e usata nelle prose, che ella è ora voce molto necessaria a ben voler ragionare toscanamente. Non la usa molto il verso, cosí interamente detta; usala tronca piú sovente, pigliando di lei solamente la prima lettera E; sí come alle volte si piglia, quando in vece di nome si pone, come io dissi:

E’ non si vide mai cervo, né damma;

e ancora,

Orso, e’ non furon mai fiumi, né stagni.

Il che non è che alle volte non si dica ancora nelle prose: E’ mi dà il cuore, e similmente.