Prose della volgar lingua/Libro terzo/LXXVIII
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Sono oltre acciò alcune voci, che si dicono compiutamente due volte, sí come si dice A pena a pena e A punto a punto, che poco altro vale che quel medesimo, le quali si son dette poeticamente e provenzalmente, perciò che io a messer Federigo do intera fede, ancora cosí, A randa a randa, non solo da Dante, ma da altri Toscani ancora; e come A mano a mano, che vale quanto Appresso e quanto Incontanente e simili, quasi ella cosí congiunta quello di che si parla come se egli con mano si toccasse, o al tempo o al luogo che si dia questa voce, et è non meno del verso che delle prose; e come Via via, che vale quello stesso, dico detta due volte; perciò che detta solamente una volta cosí, Via, ella vale quanto val Molto, particella assai famigliare e del verso e delle prose; ma queste d’una lettera la mutarono, Vie dicendolane. Vale ancora spesso, quanto Fuori; o ponsi in segno di allontanamento, e in questo sentimento Via si dice continuo; e alcuna volta quanto Avanti o quanto Da o simile cosa, sí come la fe’ valere il Boccaccio che disse: Infin vie l’altr’ieri, ciò è Infino avanti o Infin dall’altr’ieri; e alcun’altra si pone in luogo di concessione, e tanto a dir viene quanto Su: il medesimo Boccaccio: Via faccialevisi un letto tale, quale egli vi cape; e, Or via diangli di quello che va cercando; il che si dice medesimamente, Or Oltra Oltre. Ponsi ancora, oltre a tutto ciò, Via in vece di Fiate; il che è ora in usanza del popolo, tra quelli che al numerare e al moltiplicare danno opera nel far delle ragioni. Quantunque Guitton d'Arezzo in una sua canzone la ponesse, Spesse via in luogo di Spesse fiate dicendo. E come Ad ora ad ora, che vale quanto Alle volte, et è del verso, e dicesi alcuna volta A otta a otta nelle prose, nelle quali non mancò che ella ancora cosí, Otta per vicenda, non si sia detta. E come è ancora Tratto tratto, che vale anche ella quanto A mano a mano, o vero quanto Ogni tratto e Ogni punto, che disse il Boccaccio: E parevagli Tratto tratto che Scannadio si dovesse levar ritto, e quivi scannar lui. E altre voci sono, che due volte si dicono per maggiore ispression del loro sentimento, e l’una volta si dicono mezze o tronche, e l’altra intere; sí come Ben bene, che è delle prose, e Pian piano, che pose il Petrarca nelle sue canzoni, e Tututto, in vece di Tutto tutto, che pose il Boccaccio nelle sue ballate, in questi versi:
E de’ miei occhi tututto s’accese,
e ancora,
E com’io so, cosí l’anima mia
tututta gli apro, e ciò che ’l cuor desia;
e in altri suoi versi medesimamente, e sopra tutto nella Teseide. Né solo la pose ne’ versi, ma ancora nelle prose: I vicini cominciarono tututti a riprender Tofano, e a dare la colpa allui. Né cominciò tuttavia dal Boccaccio a dirsi Tu in vece di Tutto, perciò che cosí si dicea da’ piú antichi; sí come si vede in Giovan Villani, che disse: La notte vegnente la Tussanti, in vece di dire la Tutti Santi, ciò è la solennità di tutti i Santi; voce usata a dirsi nella Francia, e per aventura presa dallei. Et è questa voce stata da loro detta, sí come ora da’ nostri uomini si dice Popoco; avegna che la voce Tututto sia piú tosto nome che altra particella del parlare, sí come son l’altre, delle quali io ora vi ragiono; anzi pure delle quali v’ho ragionato, perciò che a me non soviene ora piú in ciò che dirvi -.