Prose della volgar lingua/Libro terzo/LXXV

Terzo libro – capitolo LXXV

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Dassi al verbo alcuna volta eziandio la Fra, che dalla Infra si toglie, e fassene Frastornare, e ciò è Adietro alcuna cosa tornare, con ciò sia cosa che ella non al verbo Tornare si giugne, anzi al verbo Stornare, che quello stesso varrebbe se s’usasse a dire; sí come s’usa Sgannare Sdebitare Scignere, e molti nomi ancora, Smemorato Scostumato Spietato e infiniti altri, ne’ quali la lettera S molto adopera in quanto al sentimento. Come che altri verbi e altre voci sono, nelle quali la S nulla può, ma giugnevisi e lasciavisi secondo che altrui giova di fare: Traviare Trasviare, l’una delle quali piú è del verso e l’altra piú delle prose, Guardo Sguardo; nella qual voce veder si può quanto diligente consideratore, eziandio delle minute cose, stato sia il Petrarca, perciò che ogni volta che dinanzi ad essa nel verso aveniva, che esser vi dovesse alcuna vocale, egli s’aggiugneva la S e diceva Sguardo, per empiere di quel piú la sillaba:

Se ’l dolce sguardo di costei m’ancide;

ogni altra volta che vera alcuna consonante, egli allo ’ncontro gliele toglieva, affine di levarne l’asprezza e far piú dolce la medesima sillaba, e Guardo diceva continuo:

Fa ch’io riveggia il bel guardo, ch’un sole
fu sopra ’l ghiaccio, ond’io solea gir carco.

E ciò medesimamente fece di Pinto e Spinto, per quelle rade volte che gli avenne di porle nelle sue canzoni, e d’altre. Sono poi altre voci, alle quali la S, che io dico raggiunta, né quel molto né questo nulla si vede che può in loro. Puovvi nondimeno alquanto; sí come sono Spuntare Stendere Scorrere Sportato e Sporto, che disse il Boccaccio e Sprovato, che in sentimento di Ben provato Giovan Villani disse. E haccene eziandio alcuna, in cui la S ad un altro modo adopera. Con ciò sia cosa che molto diverso sentimento hanno Pende e Spende, Morto e Smorto, la qual voce da Smorire si forma, che è Impallidire, anticamente detto; e nel verso, Paventare è aver paura e Spaventare è farla; la qual poi nelle prose vale quanto l’uno e l’altro e formasi dal nome Spavento, là dove Paventare non par che abbia di che formarsi, ché Pavento per Paura, sí come Spavento, non si può dire. Dassi a’ verbi e ad altre voci, oltre a queste, non solamente la Dis, che quello stesso opera che la S, quando ella molto adopera, e fassene Disama Disface Dispregio Disonore e infinite altre; ma ancora la Mis, che diminuimento e manchezza dimostra, e formasene Misfare, che è Peccare e commettere alcun male, con ciò sia cosa che quando si fa men che bene, si pecca, e Misagio, che è Disagio, da Giovan Villani dette; e Mispatto altresí e Misleale e Miscredenza dette dal Boccaccio; e alcuna di queste da altri ancora piú antichi, e per aventura dell’altre.