Primi poemetti/L'accestire/La siepe
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LA SIEPE
Siepe del mio campetto, utile e pia,
che al campo sei come l’anello al dito,
3che dice mia la donna che fu mia
(ch’io pur ti sono florido marito,
o bruna terra ubbidïente, che ami
6chi ti piagò col vomero brunito...);
siepe che il passo chiudi co’ tuoi rami
irsuti al ladro dormi ’l-dì; ma dài
9ricetto ai nidi e pascolo a gli sciami;
siepe che rinforzai, che ripiantai,
quando crebbe famiglia, a mano a mano,
12più lieto sempre e non più ricco mai;
d’albaspina, marruche e melograno,
tra cui la madreselva odorerà;
15io per te vivo libero e sovrano,
verde muraglia della mia città.
Oh! tu sei buona! Ha sete il passeggero;
e tu cedi i tuoi chicchi alla sua sete,
19ma salvi il frutto pendulo del pero.
Nulla fornisci alle anfore segrete
della massaia; ma per te, felice
22ella i ciliegi popolosi miete.
Nulla tu rendi; ma la vite dice;
quando la poto all’orlo della strada,
25che si sente il cucùlo alla pendice;
dice: — Il padre tu sei che, se t’aggrada,
si mi correggi e guidi per il pioppo;
28ma la siepe è la madre che mi bada —
— Per lei vino ho nel tino, olio nel coppo rispondo.
I galli plaudono dall’aia;
31e lieto il cane, che non è di troppo,
ch’è la tua voce, o muta siepe, abbaia.
E tu pur, siepe, immobile al confine,
tu parli; breve parli tu, che, fuori,
35dici un divieto acuto come spine;
dentro, un assenso bello come fiori;
siepe forte ad altrui, siepe a me pia,
38come la fede che donai con gli ori,
che dice mia la donna che fu mia.