Primi poemetti/L'accestire/Accestisce
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ACCESTISCE
Egli parlava; e vennero i pisani:
presero Dore, adagio su le braccia:
3Vi si riporterà, gente, domani!
Nando riprese allora la sua caccia.
Viola lo seguì con la Turella
6pascendo i timi giù per la Pianaccia.
Ma gli occhi aperti Rosa, la sorella
bionda, teneva. Ella tra sè romita
9faceva e disfaceva una mannella.
Sembravano un veloce aspo le dita
silenzïose. Rigo s’era fatto
12più presso: “Ed ora, sola è la mia vita!„
S’udiva solo quel parlare. Un gatto
ronfava. La lucerna ora dimessa
15sfriggeva, ora guizzava alto d’un tratto,
come in un sogno: chè dormiva anch’essa.
“...E fate a modo!„ Rigo uscì. Non c’era
per la campagna bianca, che lui solo
19e l’ombra sua che lo seguiva nera.
Splendea la luna su quel gran lenzuolo
candido, come, accanto un letto, il lume
22dimenticato; e scricchiolava il suolo
sotto i suoi passi; e brontolava il fiume
là là: le giravolte sue lontane
25mostrava appena un vago fior di brume.
Pestava un altro su la neve: un cane:
Po: gli strisciò le gambe. Ecco che intese
28un arrochito suono di campane.
Mezzanotte. Ogni casa, ogni paese
dormiva. Egli era nella via maestra:
31guardava in alto, donde già discese:
c’era un lume, un lumino, alla finestra.
E c’era un’ombra. Egli vedeva. Ed ella
vedeva. E fece un segno colla mano.
35L’ombra sparì: si spense la fiammella.
E la sua strada seguitò pian piano,
e ripensava dentro sè: che cosa?
38Ch’era gennaio... ch’accestiva il grano...
ch’era già tardi... ch’eri bella, o Rosa!