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Il transito I due orfani
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IL FOCOLARE


i


È notte. Un lampo ad or ad or s’effonde,
e rivela in un gran soffio di neve,
3gente che va nè dove sa nè donde.

Vanno. Via via l’immensa ombra li beve.
E quale è solo e quale tien per mano
6un altro sè dal calpestìo più breve.

E chi gira per terra l’occhio vano,
e chi lo volge al dubbio d’una voce,
9e chi l’inalza verso il ciel lontano,

e chi piange, e chi va muto e feroce.


ii


Piangono i più. Passano loro grida
inascoltate: niuno sa ch’è pieno,
13intorno a lui, d’altro dolor che grida.

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Ma vede ognuno, al guizzo d’un baleno,
una capanna sola nel deserto;
16e dice ognuno nel suo cuore: Almeno

riposerò! Dal vagolare incerto
volgono a quella sotto l’aer bruno.
19Eccoli tutti avanti l’uscio aperto

della capanna, ove non è nessuno.


iii


Sono ignoti tra loro, essi, venuti
dai quattro venti al tacito abituro:
23a uno a uno penetrano muti.

Qui non fa così freddo e così scuro!
dicono tra un sospiro ed un singulto;
26e si assidono mesti intorno al muro.

E dietro il muro palpita il tumulto
di tutto il cielo, sempre più sonoro:
29gemono al buio, l’uno all’altro occulto;

tremano... Un focolare è in mezzo a loro.

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iv


Un lampo svela ad or ad or la gente
mesta, seduta, con le braccia in croce,
33al focolare in cui non è nïente.

Tremano: in tanto il bàttito veloce
sente l’un cuor dell’altro. Ognuno al fianco
36trova un orecchio, trova anche una voce;

e il roseo bimbo è presso il vecchio bianco,
e la pia donna all’uomo: allo straniero
39omero ognuno affida il capo stanco,

povero capo stanco di mistero.


v


Ed ecco parla il buon novellatore,
e la sua fola pendula scintilla,
43come un’accesa lampada, lunghe ore

sopra i lor capi. Ed ecco ogni pupilla
scopre nel vano focolare il fioco
46fioco riverberìo d’una favilla.

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Intorno al vano focolare a poco
a poco niuno trema più nè geme
49più: sono al caldo; e non li scalda il fuoco,

ma quel loro soave essere insieme.


vi


Sporgono alcuni, con in cuor la calma,
le mani al fuoco: in gesto di preghiera
53sembrano tese l’una e l’altra palma.

I giovinetti con letizia intiera
siedon del vano focolare al canto,
56a quella fiamma tiepida e non vera.

Le madri, delle mani una soltanto
tendono: l’altra è lì, sopra una testa
59bionda. C’è dolce ancora un po’ di pianto,

nella capanna ch’urta la tempesta.


vii


Oh! dolce è l’ombra del comun destino,
al focolare spento. Esce dal tetto
63alcuno e va per suo strano cammino;

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e la tempesta rompe aspro col petto
maledicendo; e qualche sua parola
66giunge a quel mondo placido e soletto,

che veglia insieme; e il nero tempo vola
su le loro soavi anime assorte
69nel lungo sogno d’una lenta fola;

mentre all’intorno mormora la morte.