CLXXXVII

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CLXXXVII.


Povere zucche mie, che crudeltate
     Vedendo il busto crescervi ad ognora,
     E ’l capo in mille capi uscirvi fuora,
     4E che col seme in ventre vi moriate.
Bastería certo, se voi foste nate
     Meco in un ventre, poichè questo ancora
     È quella pena ria che m’addolora,
     8Che le semenze mie mi sien vietate.
Tal seme (ahi sorte) al mondo è seminato,
     Donde escon papi e principi ghiottoni,
     11Che saría meglio che non fusse stato.
E tal seme non ha le sue stagioni,
     E tal col vostro perdesi serrato,
     14Donde potriano uscire i frutti buoni.