CLXVII

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CLXVII.


Ite corbi, augellacci disgraziati
     A danneggiare in qualche cimitero,
     E non nell’orto mio, poich’è pur vero
     4Che ’n bocca vi fottete, e con i fiati.
Razza gaglioffa, e cani rinnegati,
     Sporchi inventor di nuovo fottistero;
     Ben vi conviene, che col manto nero
     8Siate tra gl’altri augelli, segnalati.
Tengasi buono Apollo, come il sire
     De’ suoi poeti, e ’l re del caballino
     11Per farsi dal suo nunzio servire.
Che si potría più dire a un assassino,
     A un turco, a un moro, a un tartaro,
     14Che dire, fottuto in bocca comme l’Aretino.