Popol, che saggio e pio
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II
PER LO MEDESIMO.
Popol, che saggio e pio
A bella verità volgi il pensiero,
Che l’empio ed esecrabile Lutero
Unqua adorasse Dio
5Non creder tu giammai; finse adorarlo,
E trasse indi cagion di bestemmiarlo.
Dio, diremo, adorarsi
Ove è fango l’onor de’ Sacramenti?
Ove a terra ne van sacri Conventi?
10Ove gli Altar son arsi?
Ove son spenti i messaggier del Cielo?
Ove favola vien l’almo Evangelo?
Odo ben io, che dice
Lingua di vulgo: or s’egli al Ciel fe’ guerra
15Infra vizj cotanti, ond’è, che in terra
Visse vita felice?
Dorme il Signor, che l’Universo affrena?
O del peccar felicitate è pena?
Non dorme, no: rimira
20Con occhio invitto il Regnator superno.
E sopra i peccator col braccio eterno
Vibra fulmini d’ira.
Sciocca è la plebe: ove sembrò contento,
Carco Lutero fu d’aspro tormento.
25Se riputiam mal nato
Altri, che adombra, e che degli occhi è cieco,
Chi lume di ragion non ha più seco
Appellerem beato?
Uom, che per guisa tal bearsi brama,
30Solo per la sembianza Uomo si chiama.
Uomo Lutero? e quando
Di sì bel nome il traditor fu degno?
Allor che il Purgatorio ebbe a disdegno,
O pure allor che bando
35Diede alle Messe, e tra’ femminei vezzi
Tutta squarciò la bella Fede in pezzi?