Poi che mia voglia varca
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Vita di gioia magra,
ch’altro savor no m’agra!
25Considerando sovra
di tutte l’autre donne
come pur or v’è ’n petra,
che non già mai si sovra
d’ovra di pregio donne,
30quale maggie omo’mpetra;
che, come in fonte surge
aigua, si ’n lei si surge
virtù che ’n lei poi regna.
Donque, s’ella mi regna,
35esser sovra in gioi’ parmi,
perché nullo è par’mi.
Lo ver plager, che porto
della diva lor magna,
più è, pensando solo,
40che d’ogni vertù porto,
ed ho nel suo cor magna,
siccome fo, che solo
per sua sembianza porta
mevi che ’n verta porta
45per considranza in mente.
Quando ’n ciò tegno mente
ch’a ciascun’or’mi membra,
di gioí’ pien’è ogni membra.
Per non potere aggio orma
50come celar non saggio
cernita del meo bene;
tanto voler vinto or m’ha;
ma pur ver dirò saggio
che ’l conto vero bene;
55che s’avesse sol pena,
ed invan la mia pena,
servendo, fusse i contra,
si m’è gran gioia contra,
pur che lei ami e serva
60e più sua voglia serva.
Lo meo dir parlo chiuso,
perché quello in lui chiuso
vidivi quasi fiore,
se di pregio onne fiore
65in lui contensi e conta
sovra ciascuna conta.
So che porca dire omo
me: — Perché parlai’ ha’ mò,
voi non sentendo folle? —
70Dico ’n ciò, come folle
venta, quando si mena;
cusi voglia mi mena.