Poi ch'ad Amore piace
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V
Poi ch’ad Amore piace
e voi ch’i’ sia gioioso
per lo ben che mi fa ora sentire,
ched è tanto verace
5che bene aventuroso
di ciò clamar mi posso nel meo dire,
deggiomi risbaldire — e gioi’ mostrare,
lassando lo pensare
dov’io son dimorato doloroso;
10ché tutta volta il core
dee del voler d’amore
a suo poder sempre esser disioso.
Se omo unqua disio
fermo ebbe di volere
15fare ad amor quanto li fosse in grato,
sì sono un di quegl’io,
che mai non seppi avere
in me fallenza pur sol di pensato:
ch’abbandonato — tutta volta sono
20a lui, faccendo dono
di me sì com’è stato il su’ piacere.
E poi ch’aggio ubidito
nel reo tempo fallito,
ben deggi’or esser servo, al mi’ parere.
25E quando i’ ho ragione
insieme col talento,
dir posso ben che ciò forte m’agrata;
ché la mia pensagione
talor dava pavento
30a lo disio dov’era, e tal fiata
giva per la contrata — lietamente
ch’era il mi’ cor dolente;
ma pur vivea de la dolce speranza,
lá dove ciascun’ora
35fatto servo dimora,
dond’or mi veggio in tanta beninanza.
Ne la vita gioiosa
dov’ha lo mi’ cor miso,
com’i’ diviso, Amor ch’è segnorile,
40in ciascheduna cosa
dove piacere assiso
si’ a tutt’ore ed opera gentile,
son fatto umile — e dolcemente umano;
perch’io dimostro piano
45a ciascun che d’Amor nul bene attende,
che per sua cortesia
null’or grave li sia
lo sofferir, donde poi tal gioi’ prende.