Poesie varie (Pascoli)/1872-1880/Echi di cavalleria
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ECHI DI CAVALLERIA
Voglio cercar la terra consolata
dove sbocciano il loto e gli amaranti;
dove dorme per opera d’incanti
4il gnomo biondo e l’azzurrina fata.
Intorno ad un’antica urna obliata
in pace s’attorcigliano gli acanti;
dormono l’arme dei poeti erranti
8a’ rami d’una quercia inviolata.
V’appeser elmi e ben forbiti arnesi
i cavalieri; e trovator vivuole
11palpitanti di coble e sirventesi.
Or quando i caschi raggiano alla luna
or quando al vento treman le mandole,
14io l’amor vi perseguo e la fortuna.
Per qua per qua, gracchian le torbide acque
del pantano velato di ninfea,
per qua passò la faretrata dea
18e nuda al nudo Endimion soggiacque.
E sì, le siepi zirlano, le piacque
questo silenzio in mezzo alla vallea
che ancor vi resta, e molto le sa rea
22la dipartita. Nè la selva tacque;
chè dal sen delle vaste ombre segrete
che vibrano d’un sibilo di riso,
25il cuculo il lungo ululo ripete.
Eppur lassù nel cielo, ove indiviso
e’ par con le montagne azzurre e chete,
28la dea riguarda con un pio sorriso.
Non fu, ch’io creda, un far vedersi in piazza
quella mia corsa piena di spavento,
col cuor natante sotto la corazza,
32con negli orecchi il sufulo del vento,
tra un impeto di nuvole, una pazza
fuga d’alberi, un fiero aggiramento
di tutto. Un colpo, infin, come di mazza
36ferrata; e giacqui senza sentimento.
Chi potrebbe ridir quanti anni giacque
quella inquïeta fantasia d’Astolfo,
39che sprona all’alto e sempre a valle resta?
Stormiva un’infinita alta foresta
dentro il mio sogno, e vi frusciavan l’acque
42illuminate d’un immenso golfo.