Poesie varie (Angelo Mazza)/Inni e odi/X. A Teresa Bandettini

Angelo Mazza

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A TERESA BANDETTINI

che invitava l’autore a comporre per la nascita

del secondogenito del marchese lanfranco cortesi.

     Dunque, io, cantor di vergini
e di celesti affetti,
io, di Plato i difficili
uso trattar concetti
5e ’l gemino volume
ove sol parla il nume;

     io, d’inspirati numeri
modulatore, e fabro
di non terrene imagini,
10che da tre lustri il labro
niego a le fonti ascree,
sogni di menti achee;

     oggi dovrò d’aonia
cetra ingombrarmi il fianco
15per un fanciul, delizia
seconda di Lanfranco?
Che dir posso di lui?
quai sono i pregi sui?

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     Qual formerò presagio
20d’un pargolo che nasce
ed incomincia a vivere
la vita de le ambasce?
Chi può metter sicuro
lo sguardo entro il futuro?

     25Anzi che Ulisse o Nestore
o in lui riviva Achille,
Ausonia tutta è in cenere,
tutta Europa è in faville,
tutto è a soqquadro il mondo
30pel Gallo furibondo;

     pel Gallo, che rintreccia
angui per lauri al crine,
e strano apre spettacolo
d’inaudite ruine,
35gli umani dritti e i santi
spietatamente infranti.

     Ahi! l’alpi cozie tremano,
porte a l’ausonio suolo;
a la teutonic’aquila
40trema l’artiglio e ’l volo,
e sul temuto danno
pende il Nettun britanno.

     Religion, sol unico
scampo nel rischio atroce,
45altamente dal Tevere
con profetica voce
chiama, di duol compunta,
la penitenza smunta.

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     Teresa, io vo’ con Davide
50la nequizia de’ tempi,
con Geremia vo’ piangere
il folleggiar degli empi;
e canti pur chi vuole
di Lanfranco la prole.

     55Canti Diodoro, il delfico
concittadin di Maro,
a cui non anco i quindici
lustri il vigor scemâro,
pien d’imagini e d’estro,
60di poesia maestro.

     Canti Rovildo, artefice
de l’inusato metro,
par de’ precetti al novero
che al mandrian di Ietro
65die’ per l’elette genti
il Signor de’ viventi.

     Tu il carme genetliaco,
etrusca Saffo, interza,
sul cui labbro versatile
70l’aura di Pindo scherza,
motrice repentina
de l’armonia divina;

     e dal conserto triplice
piova al fanciullo in petto
75l’irrigator de l’anima
simmetrico diletto,
e per cognate forme
désti ragion che dorme:

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     dèsti l’interno e giudice
80di quanto è piú venusto,
dono del ciel non facile,
tatto de l’alma, il gusto,
che di natura e d’arte
sfiora le grazie sparte.

     85Mentr’io cogli occhi in lacrime
mediterò solingo
de la futura Italia
l’orror, che adombro e fingo
nel pietoso lamento
90de l’idumeo concento.