Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi/Giunta in Bergamo risposta all'epistola dello stesso
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GIUNTA IN BERGAMO
RISPOSTA ALL’EPISTOLA
DEL
DELLO STESSO
EPISTOLA
Misti col pianto e di amarezza aspersi
A quelle ch’io lasciai felici rive
3Testimon del mio duolo itene o versi,
Ite miei versi a lui che di sì vive
Fiamme in me desta incendio, e gli narrate
6Come dolente la sua Nice or vive.
Poichè le dolci oh Dio! piagge beate
Che il bell’Adige infiora abbandonai
9Tutte l’ore a me son torbide e ingrate.
Altro non veggio fuor che affanni e guai
Ovunque a me d’intorno il guardo giro,
12Altro, lassa! non fo che metter lai,
E quasi ancor contro del ciel mi adiro
Che pur mi addusse a la mia patria in seno.
15Ma dove te mio ben più non rimiro;
Te più non veggo. A che il regal terreno
Che la Senna superba irriga e parte?
18A che corsi a veder la Sonna e il Reno,
E varie genti di natura e d’arte?
Tant’opre a che mirai, s’or non poss’io
21Rammentarle con teco a parte a parte?
Se alla cara tua voce il canto mio
Accoppiar non mi lice a che il favore
24Giovar mi puote del Castalio Dio?
Ahi! più non odo i carmi onde il tuo amore
Palesar mi solevi, ed onde ognora
27Tanta dolcezza mi scendeva al core.
Carmi soavi a me dovreste ancora
Esser cagion di gioja, e pur soltanto
30Il rimembrar di voi lassa mi accora!
Forse mentr’io mi struggo in duolo e in pianto
Forse rivolti a celebrar voi siete
33Donna che del mio mal si ride intanto.
Carmi spergiuri, voi che le secrete
Nostre fiamme cantaste altra che Nice
36Alle selve insegnar dunque potrete?
E tu crudele... Ah no di un’infelice
Abbi pietà, se troppo rio sospetto
39Or tali accenti da’ miei labbri elice;
Perdona, e in essi ancor leggi il mio affetto.