XVII.Oratio pro Ecclesia.

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XVI. XVIII.
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XVII.


ORATIO PRO ECCLESIA


quando, mortuo Sixto vi, suscitavit diabolus dissensionem in Ecclesia. 1484, de mense augusti. Dominus igitur apposuit manum; et, facta concordia, in brevi electus est Innocentius viii, non sine admiratione ovium, quae de schismate dubitabant.


Iesù, dolce conforto e sommo bene
     D’ogni affannato core,
     Risguarda Roma cum perfetto amore.
De! mira cum pietade in che procella
     Si trova la tua Sposa,
     E quanto sangue, oimè! tra nui s’aspetta,
     Se la tua man pietosa,
     Che di perdonar sempre se diletta,
     Non la riduce a quella
     Pace, che fu quand’era poverella.
Risguarda la bontà che già ti mosse
     A prender carne umana,
     E per noi farti come un verme in terra:
     Soccurri a la Romana
     Tua santa Chiesa, che ’l demonio atterra,
     Rompendo i nervi e l’osse,
     Se non ripari a le sue gran percosse.

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Dove è, Signor, l’antica tua pietade,
     E ’l sangue in terra sparso,
     E la memoria eterna del tuo Figlio?
     Or par estinto et arso
     Ogni buon spirto et ogni buon consiglio:
     Non vedo altro che spade.
     Iesù, perdona a nostre iniquitade.
Apri, Signor, or mai il tuo costato,
     E lassa penetrare
     Di toi devoti servi l’orazione:
     Iesù, non ti adirare;
     Occurri presto a tanta destruzione:
     Rinova il nostro stato,
     Poi che è da nui il gran Pastor sotrato1.
Tu nostro Redentor e nostro Padre,
     Tu sei refugio nostro,
     Nostra forteza e nostro firmamento,
     In questo fragel chiostro,
     Dove è ben cieco chi non fa lamento
     Di queste armate squadre
     Contra la nostra sacrosanta Madre.
Se questa volta la tua forte mano
     Per lei non prende l’arme,
     Essendo spento ogni perfetto lume,
     Senza alcun dubio parme
     Che ogni tuo culto et ogni bel costume
     Si perda a nostro danno,
     O che rimanga Roma in grande affanno.

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Converti, Signor mio, queste terrene
     Anime nostre al regno,
     Dove fia pace a la tua santa Sposa:
     Per quel pietoso legno
     Che in terra e in ciel l’ha fatta gloriosa,
     A te pietà convene:
     Pupilli siamo, e tu sei nostra spene.
Iesù, dolce conforto, e sommo bene
     D’ogni affannato core,
     Risguarda Roma cum perfetto amore.



  1. L’autografo; sotracto.