Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/XCII

XCII

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XCI XCIII

 
Né fastidiosa lingua, invida bocca,
né ’l fabricar d’insidie, occulti agguati,
n’andirivien coperti o simulati,
pronti a mal far, sì come istrale in cocca,

né sospetto o sangue, quand’e’ più fiocca,
né nuove rivolture o stran trovati,
furiosi assalti, impetüosi fati,
o sia ch’esser si vuol: zara a chi tocca!

né qualunche altra più dogliosa sorte,
o influenza o destin mai mi rimove
dal proposito mio, se non sol Morte.

Niuna altra istimo, chieggo o penso altrove;
qui m’adrizzo e l’altre vie son torte,
se chi può mi riserba il come e ’l dove.