Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/LXXV
Questo testo è completo. |
Francesco d'Altobianco Alberti - Poesie (XV secolo)
LXXV
◄ | LXXIV | LXXVI | ► |
Noi siam condotti omai fra due estremi:
l’un non si può, l’altro non si comporta;
regnano i vizi e la virtù c’è morta,
invidia e avarizia i più supremi.
L’aperte borse e’ danar pochi e scemi
ridotti in razza di pessima sorta,
secondo che pe’ saggi si rapporta,
produrran frutti di cattivi semi.
Né v’accorgete ancor per tante prove
della confusion, ch’ognor v’acresce
disgrazia e danno qui e infamia altrove.
E s’al contrario ogni cosa rïesce
meritamente, i ciel, Saturno e Giove
dimostran sì ch’a lor ne pesa e incresce.
Chi malvolentieri esce
di contumace e quella non accusa
al conosciuto mal non vale scusa.