Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/LXXIV

LXXIV

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Le strane voglie e imprese di parecchi
e lor fallaci vie, cupe e segrete,
col poco senno e l’insaziabil sete
ci faranno anche un dì sudar gli orecchi.

Contrari, iscarsi e deboli aparecchi,
or ch’a l’ultime poste giunti sète,
scoppieran fuori el mal che dentro avete,
che s’ha [a] purgar co’ venenosi istecchi.

Né vi fidate in rivolture o ingegno,
stato, riputazion, forza o ricchezza,
ch’è rotto il capo e guasto ogni disegno.

Giusto è che chi del mal non si divezza
punito sia, e che ’l diviso regno
sia disolato e rovini in bassezza.

Chi nulla teme o aprezza
troppo si stima, e ’l vaneggiar fia corto,
ché ’l giudizio di Dio non è ancor morto.