Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/CXXXVII

CXXXVII

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CXXXVI CXXXVIII

 
Non è sì presto a voi lo scriver mio
che ’l risponder più tardi non sia il vostro
da poco in qua, sì che ’l scriver più nostro
stimo poco vi gusti o sia in disio,

se già maggior pensier non desse oblio
a questo, e che da voi non m’è dimostro,
con alcun cenno o con vergar d’inchiostro,
come ’l cieco solea far men restio.

Onde se ’l suplicar mio nulla vale,
centuplicato in voi s’intenda il priego
di chiarir se per ben deggio aver male,

o ch’i’ segua vostr’orme, ond’io mi lego
ognor più stretto; e, se di me vi cale,
alla dimanda mia non fate niego.