Poesie (Fantoni)/Odi/Libro II/XXXVII. A Nice veneta

XXXVII. A Nice veneta

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XXXVII

A Nice veneta,

che si lascia sedurre da Irpino lunarista e fautore dell’astrologia giudiziaria

(1790)

     Chi svolger tenta l’imperscrutabile,
pigro futuro, serve ad inabile,
     stolta sapienza. Nice, non credere
che Irpino scorga qual dee succedere
     5anno al presente, né che prescrivere
possa l’estremo giorno del vivere.
     Quei Zoroastri, che spesso nomini,
fûr di menzogne maestri agli uomini.
     Chi loro presta fede, farnetica,
10La in noi vivente virtú magnetica
     sogno è di Mesmer. Gli antichi oracoli
e di Cagliostro l’ombre e i miracoli
     schernisce il saggio, e quei che cogliere
credeane il frutto non puote or sciogliere,
     15con gl’incantati possenti plastici,
i non temuti ceppi ecclesiastici.
     Squarcia quei libri, le stolte pagine
ardi, calpesta la cerea immagine;
     rovescia l’ara, spezza le tavole,
20Irpin discaccia: son tutte favole.
     Godi il presente: fura all’instabile
etá i momenti; fugge instancabile,
     ed inatteso languor sollecito
reca vecchiezza, né allor ci è lecito
     25goder, ché stanca natura in faccia
trema di morte, che la minaccia.