Poesie (Fantoni)/Odi/Libro II/XLIII. A Vittorio Altieri. Il fanatismo

XLIII. A Vittorio Altieri. Il fanatismo

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XLIII

Il fanatismo

(1792)

     Ridea l’aurora, pallide
cedean le stelle il loco in oriente,
e si stendeva il fulgido
sovra i monti cirnei sole nascente.

     5Entro di nube placida,
che in lucente candor neve vincea,
con Religion, stringendole
la man possente, Umanitá sedea.

     Le vide, e d’Euro all’invido
10soffio Discordia addensò un nembo; in fondo
del mar tuffassi ed umida
cinse notte improvvisa il cielo e il mondo.

     Della cadente pioggia
alfa scrosciar, dell’onde irate al suono,
15allo stridor dei folgori,
piú orribile mugghiava il vento e il tuono:

     i poli risuonavano
al fragor cupo degli eterei campi,
e fra le dense tenebre
20sanguinosi, strisciando, ardeano i lampi.

     Alfin cessò fa strepito
della tempesta, e nel turbato cielo
di sole un raggio languido
fuor trapelò dallo squarciato velo.

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     25Si dileguò la nebbia,
e apparve, orrendo spettro, alto gigante,
ch’una sul lido italico,
l’altra sul franco lido avea le piante.

     Sacerdotal dagli omeri
30scendeali veste insanguinata, a lato
stringea il pugnal dispotico,
e ascondea fra le nubi il crin mitrato.

     La destra alzò, fe’ gemere
le preparate all’uom ferree ritorte,
35guatò la terra attonita,
rise maligno e diede urlo di morte.

     Rispose all’urlo orribile
Cirno dai boschi cavernosi e cupi,
il mar tremò, si scossero
40Sardegna ed Elba, e ne crollar le rupi.

     Intorbidossi il Tevere,
Senna l’onde affrettò, fermolle il Reno,
n’udí il rimbombo il Tanai
e si strinser le madri i figli al seno.

     45Ove correte, o miseri?
Questa non è del ciel, non è la voce;
muti, smarriti e squallidi,
qual vi spinge a perir mania feroce?

     Ahi, quanto sangue gallico,
50quanto sangue germano i campi inonda!
Di quanta strage tumido
reca alla Mosa il Ren torbida l’onda!

     Alfier, le trombe e i timpani,
Alfier, da lungi odo il fragor di guerra;
55veggo le genti, vittime
dello sdegno dei re, morder la terra.

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     Destino acerbo domina
d’Europa i figli. Dall’avito soglio
mira i monarchi scendere,
60e della plebe satollar l’orgoglio!

     Tra sé discorde, indomita
mira agitarsi quell’istessa plebe,
e fra i sparsi cadaveri
errar la fame su l’incolte glebe.

     65Freme sul padre il figlio,
freme il germano sul germano esangue...
Frenate i colpi perfidi...
Abborre un Dio di pace ostie di sangue.