Poesie (Fantoni)/Odi/Libro II/XII. Al barone Luigi d'Isengard
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XII
Al barone Luigi d’Isengard
per il giorno natalizio del marchese Carlo di Fosdinovo
(1782)
Prole germanica, nata sul ligure
mare, che in carcere fra i monti mormora,
deponi il comico socco ed assiditi.
Giá splende candida la mensa, fumano
5i cibi: a Fillide t’appressa; Argenide
accanto io voglio; prema Coricio
furtivo il candido braccio di Cloride.
È questo il lucido giorno, che nascere
vide il magnanimo Carlo: si colmino
10le tazze, schiudansi quelle bottiglie
di biondo «malaga», che in don mi diedero
quando Minorica cadde ed il gallico
duce, fra i cantici della vittoria,
giurò all’iberico deluso orgoglio
15l’ardue di vincere torri tartessie;
ma invano, ch’Elliot vegliava intrepido,
infaticabile alla custodia,
fra l’anglo-teutoni schiere invincibili.
Beviam: le garrule gioie ripetano
20il nome amabile, gl’inni risuonino;
le cure pallide, cinte di porpora,
coi regi alberghino, d’Europa spingano
lontano l’avido Gradivo e annodino
in sacro vincolo indissolubile
25monarchi e popoli. Pace e giustizia
ridestin gli utili costumi, candida
fede il commercio protegga ed animi,
e dalle nordiche onde all’antartiche
sofia, benefica di tutti gli uomini,
30formi una stabile lieta famiglia.