Poesie (Fantoni)/Odi/Libro I/XXIV. A Fille siciliana
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XXIV
A Fille siciliana
Invito alla campagna di Portici
(1785)
Sereno riede il pampinoso autunno,
alle donzelle e agli amator gradito:
erran sui colli del Vesevo ignito
Bacco e Vertunno.
5Versan le driadi dal canestro pieno
l’uve mature; satirel caprino
mentre le calca nel fumoso tino,
dorme Sileno;
russando ride, e voci incerte e rotte
10forma col labbro da cui cola il mosto;
intanto fiuta l’asinel nascosto
dietro una botte.
Crotali e sistri destano ineguali
le danze, e cresce il baccanal romore:
15d’entro un bigoncio e, sorridendo, Amore
lancia i suoi strali.
Al tosco invito dell’eolia cetra,
Fillide, lascia l’angioine torri,
la via coi sauri corridor trascorri
20di Leucopetra.
T’offre un albergo il placido Belforte,
caro alle muse e ai meritati amici,
cui d’aureo stame tesse i dì felici
candida sorte.
25Seco è il germano dall’intatta e pura
mente, dal grato generoso cuore,
cui desta incerta gelido timore
medica cura;
e Silva ingenuo, che di Claro al nume
30non vive ignoto in solitaria pace,
alla cui sacra ilaritá non spiace
l’ozio e le piume.
Quando ricopre la tranquilla faccia
del mar la notte con la tacit’ombra,
35di mobil fuoco la montagna ingombra,
freme e minaccia.
S’erge la lava quasi al ciel vicina,
a rivi scorre tortuosa e lenta:
l’atro destino d’Ercolan paventa
40l’umil Resina.
Meco, lasciate l’ospitali mura,
su l’arduo giogo ascenderai, che scopre
la sfolgorante maestá dell’opre
della natura.
45Vedrai nell’ombra addormentata e bruna
specchiarsi, ad onta d’Anfitrite, il monte
e i nivei raggi della curva fronte
tinger la luna.
Se vieni, cento dionee colombe
50serbo di Pafo alla propizia diva,
ed alle muse svenerò votiva
un’ecatombe.