Poesie (Fantoni)/Odi/Libro I/XVII. Alle muse

XVII. Alle muse

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XVII

Alle muse

(1784)

     Dal crin biondissimo rosea Calliope,
dei modi lirici maestra ed arbitra,
scendi dal lucid’etra
con la delfica cetra.

     5Sogno, o un’amabile follia seducemi?
Questi mi sembrano gli antri elicoidi!
Questo sul greco monte
è l’ippocrenio fonte!

     Ecco il fatidico tempio d’Apolline:
10le porte schiudonsi!... Le muse io veggio
Umil vi adoro, o nove
alme figlie di Giove.

     Dono, o pieridi, vostro è quel placido
ozio che guidami su l’alpe ligure,
15e ov’è piú sacro e fosco
il viracelio bosco.

     È vostro premio quel mirto e l’edera,
che mi circondano l’ignite tempie,
ed il plauso che spira
20su l’eolica lira.

     Me, caro ai vergini lauri castalii,
non rese esanime morbo venefico,
non rapì il mare infido
presso il gorgonio lido;

     25non fra lo strepito guerrier dei timpani,
fra i cieco-torbidi globi di polvere,
m’impallidí la faccia
sabaudica minaccia.

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     Se ovunque in guardia m’avrete, intrepido
30vuo’ i sordi fendere gorghi del Bosforo,
vincer l’arida rabbia
della libica sabbia.

     Inviolabile vedrò l’inospita
glacial Siberia, vedrò l’atlantico
35confine e la selvaggia
brasiliana spiaggia.

     Voi, fra le torbide cure del soglio,
guidate i providi monarchi, e al popolo
miti rendete i numi,
40proteggendo i costumi.

     Con voi di Temide nel santuario
Lampredi venera l’ara di Pallade,
e rapisce alla frode
dei poeti la lode.

     45Con voi risorgono l'arti di Etruria,
cura benefica del duce austriaco,
e la mente di Pelli
crea Prassiteli e Apelli.

     Opra magnanima di nobil genio,
50regie s’inalzano sale vastissime,
ove nel marmo scolti
par che abbian vita i volti.

     Greco prodigio, v’ammira l’anglico
stranier le morbide membra di Venere,
55e di Febo le sante
forme, in giovin sembiante,

     d’Anfion le timide, dolenti figlie,
l’altera Niobe, che piange misera
le sprezzate vendette
60delle delie saette.