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30 odi


XVII

Alle muse

(1784)

     Dal crin biondissimo rosea Calliope,
dei modi lirici maestra ed arbitra,
scendi dal lucid’etra
con la delfica cetra.

     5Sogno, o un’amabile follia seducemi?
Questi mi sembrano gli antri elicoidi!
Questo sul greco monte
è l’ippocrenio fonte!

     Ecco il fatidico tempio d’Apolline:
10le porte schiudonsi!... Le muse io veggio
Umil vi adoro, o nove
alme figlie di Giove.

     Dono, o pieridi, vostro è quel placido
ozio che guidami su l’alpe ligure,
15e ov’è piú sacro e fosco
il viracelio bosco.

     È vostro premio quel mirto e l’edera,
che mi circondano l’ignite tempie,
ed il plauso che spira
20su l’eolica lira.

     Me, caro ai vergini lauri castalii,
non rese esanime morbo venefico,
non rapì il mare infido
presso il gorgonio lido;

     25non fra lo strepito guerrier dei timpani,
fra i cieco-torbidi globi di polvere,
m’impallidí la faccia
sabaudica minaccia.