Poesie (Fantoni)/Odi/Libro I/XLV. A Bartolommeo Forteguerri
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XLV
A Bartolommeo Forteguerri
in morte del duca di Belforte
(1791)
Forteguerri, non cedere
ne’ casi avversi ad una vil tristezza,
né vegga a lei succedere
il piú felice di stolta allegrezza.
Serba tranquilla l’anima,
d’intrepida onestá serba il coraggio:
mesto non si disanima,
né per letizia insolentisce il saggio.
Mantieni imperturbabile,
per la gloria vivendo e per gli amici,
la facoltá invidiabile
di preparare altrui giorni felici.
Ah! troppo ancor volubili
scorrono gli anni al giusto e lenti all’empio,
e par che losca giubili
morte de’ buoni ad affrettar lo scempio:
mentre rispetta un Paride
e oblia Seiano e Tigellino, atterra
l’util Gennaro, e l’aride
ossa del pio cantor copre la terra.
Ma il reo pieno d’ambascia
cade esecrato; di morir non pave
ch’integro visse, e lascia
alle future etá nome soave.