Poesie (Fantoni)/Odi/Libro I/XLIV. Ad Agostino Fantoni
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XLIV
Ad Agostino Fantoni
(1791»)
Biondo garzon, dei teneri
miei paterni pensieri amabil cura,
che di tre lustri veneri
la pietade, le leggi e la natura:
5fuggi la schiatta ignobile,
cui l’alma vile un folle orgoglio ingombra,
né creder d’esser nobile
dell’altrui merto e de’ tuoi padri all’ombra.
E grande sol chi docile
10al ben splende d’intatti aurei costumi,
e, al mal oprare indocile,
in giustizia e in pietá somiglia i numi;
chi, degli insulti immemore,
il nemico soccorre, a sé fa guerra,
15e, della tomba memore,
di un benefico nome empie la terra.
Altri, temuto ed avido,
schiavo vaneggi per ricchezze in corte,
o in campo, duce impavido,
20compri il barbaro onor d’esser piú forte.
Libero vivi: nomini
te piú saggio di lor l’itala istoria,
e all’amico degli uomini
nelle piú tarde etá plauda ia gloria.
Ma, se ai dolenti fremiti
di natura il tuo cor non si riscote,
se sprezzi e preci e gemiti,
vanne lungi da me; non ho nipote.
Ah no... L’ingenua faccia
bagni di pianto, e a me rivolgi il piede
Vieni fra queste braccia...
Esultate, infelici: ecco il mio erede.