Poesie (Eminescu)/LXXIII. Ritorno
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | LXXII. Te ne vai | LXXIV. Perchè ti culli, o bosco? | ► |
LXXIII.
RITORNO.
— «Bosco, boschetto,
che te ne fai, amico?
Chè da quando non ci siam più visti
molto tempo è passato.
5— «Mah!... io fo quel che fo da gran tempo:
d’inverno ascolto la tormenta
spezzarmi i rami,
impedir l’acque,
ammucchiar sui sentieri la neve,
10e far fuggire le canzoni.
E fo quel che fo da gran tempo:
Testate ascolto la doina
su la strada, verso la fonte
che offro a tutti.
15Riempiendo le brocche,
me la cantan le donne.»
— «Bosco dai ruscelli placidi,
tempo viene, tempo va:
tu di giovin come sei
20sempre più giovin divieni!»
— «Cos’è il tempo per me, se da secoli
sui miei laghi scintillan le stelle?
Al mal tempo e al buono,
batte il vento, stormisce la fronda,
25al buon tempo e al cattivo,
il Danubio sempre corre.
Solo l’uomo è mutevole
sulla terra errante.
Ma noi al nostro posto restiam fermi,
30come siamo stati, cosi restiamo:
il mare co’ suoi fiumi,
il mondo co’ suoi deserti,
la luna col sole,
il bosco colle fontane.