Poesie (Eminescu)/LXI. Venezia
Questo testo è stato riletto e controllato. |
LXI. Venezia
◄ | LX. Quando persin la voce | LXII. La preghiera di un daco | ► |
LXI.
VENEZIA.
S’è spenta la vita della splendida Venezia,
non odi più canzoni, non vedi più lumi di danze;
sulle scalee di marmo, sugli antichi portali
batte solo la luna ed inargenta i muri.
5Okeanos si lamenta nei canali:
egli solo è in eterno sul fior di giovinezza
e vorrebbe alla sua sposa ridare il soffio di vita;
perciò batte ai vecchi muri con onde risonanti.
Come su di un cimitero, il Silenzio si stende sulla città.
10Prete decrepito sopravvissuto al naufragio degli anni,
San Marco batte, sinistro, la mezzanotte.
Con accento profondo, con voce di Sibilla
scandisce lentamente in attimi cadenzati:
Non risorgono i morti, non lo sperar, fanciullo!