Poesie (Eminescu)/LXII. La preghiera di un daco
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LXII.
LA PREGHIERA DI UN DACO.
Quando Morte non era e nulla era immortale,
neppure il seme di luce datore di vita,
quando oggi non c’era, nè domani, nè ieri, nè sempre,
poi che uno era tutto e tutto era uno,
5quando la terra, il cielo, l’etra e tutto il mondo
appartenevano alla categoria del non mai esistito;
allora Tu esistevi, solo, si ch’io mi domando:
Chi è dunque il dio, cui inchiniamo i cuori?
Lui solo esistè dio, prima che fosser gli dei,
10e, dalla massa dell’acque, potere dette alla scintilla.
Lui dà vita agli dei, lui felicità al mondo,
Lui agli umani è sorgente d’eterna redenzione.
In alto i vostri cuori! Cantici innalzategli!
Egli è la morte della morte e la risurrezione della vita.
15Lui fu che mi dette gli occhi a veder la luce del giorno,
e il cuore mi riempì del fascino della pietà;
nell’ululo del vento ho sentito il suo passo,
e, nella voce ondeggiante nel canto, la sua voce misericordiosa
eppure, oltre tutto ciò, chieggo in elemosina qualcosaltro:
20ch’ei m’apra le porte dell’eterno riposo,
ch’ei maledica chiunque di me avrà pietà,
ch’ei benedica chiunque mi calpesterà,
ch’egli ascolti ogni voce che mi dileggerà,
ch’ei dia forza al braccio che m’ucciderà,
25e che quegli abbia fra gli uomini le prime dignità,
che fin la pietra ch’ho sotto il capo mi rapirà.
Che, da tutti scacciato, io passi gli anni miei
finché negli occhi le lagrime sentirò inaridire,
e in ogni uomo che nasce al mondo sentirò che mi nasce un nemico
30son giunto a non conoscer più me stesso,
che il dolore mi ha distrutto la sensibilità,
che posso maledir la mamma che ho amato,
che l’odio più feroce mi sembra amore....
Allora forse dimenticherò il dolore e potrò morire.
35Straniero e scomunicato se allora morrò,
il mio cadavere lo gittino in mezzo della strada!
Ed a colui, tu, Padre, da’ ricca corona
che i cani aizzerà a dilaniarmi il cuore,
e di colui che con pietre mi colpirà nel viso
40muoviti a misericordia, Signore, e dagli eterna vita.
Solo cosi, Padre, potrò ringraziarti
d’avermi fatto la grazia di mettermi al mondo.
A chieder tali doni fronte e ginocchi inchino
sperando indurti a odiarmi e maledirmi,
45perch’io senta che nel tuo soffio il soffio mio si spegne
e nella notte eterna senza traccia dispare.