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Tolstoi - VIII Tolstoi - X
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IX.



E il pellegrino vide un uomo rosso
che arava. E miti vacche erano al giogo.

Ed un altr’uomo che vestìa di fiamma,
spargeva il seme con man lenta e savia.
5Ed un altr’uomo che vestìa di grana,
copriva il seme con la grave zappa.
E l’aratore dalla fronte larga
spargea sudore, e lietamente arava
con un sorriso tra la fulva barba.
10La chioma bionda fluttuava all’aria.
Specchiava il sole la pupilla chiara.

E venner altri da vicini tetti
recando cibo, che vestìano anch’essi
tuniche rosse. Avevano nei cesti
15fave fumanti e pan raffermo e pesci
seccati al vento. All’ombra di due lecci

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sederon tutti, come dei, sereni.
Erano a loro sassi erbosi i seggi
sassi le mense. E sparsi per i greppi
20parlavan olio e grano, uve ed armenti.

E già pasciuti, bevvero sul pane
acqua di pozzo. Non aveva altre acque
l’isola dura, nè, pur mo’ piantate,
davan le viti ciò che fa buon sangue.
25Nè altro dava l’isola, che piante
di pino e tasso buoni per le fiamme
d’un grande rogo. Un’isola di capre
era, silvestri. Qualche angusta valle
sola pativa il ferro delle vanghe.

30E il pellegrino s’indugiava, e stette
molto ammirando l’eremita agreste,
che aveva in odio lotte risse e guerre,
che sazio e lieto, tolte ormai le mense,
sorgea dicendo: «Nella pace è il bene!»