Poemi italici/Tolstoi/II
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II.
E si trovò sotto un pallor d’ulivi.
Ed una voce udì soave accanto:
«Frate Leone, Dio ti benedica».
Ed era un poverello, ch’avea rotta
5la tonica e il cappuccio ripezzato,
e scalzo andava, con la tasca al collo
sospesa, cinto d’un capestro i fianchi.
Erano intorno strida di cicale,
canti d’uccelli in chiarità di sole.
10E il poverello disse al pellegrino,
così: «Frate Leone pecorella,
ben tu scrivesti, ove è perfetta gioia.
Quando giungiamo al nostro loghicciolo
Santa Maria degli Angeli, e la porta
15picchiamo, ed esce il portinaio, e dice:
– Chi siete voi? – Siam due dei vostri frati -
e colui dice: – Voi non dite vero;
andate via, che siete due ribaldi –
se noi gli obbrobri sosteniamo in pace;
20frate Leone, ivi è perfetta gioia.
E se picchiamo ancora, ed egli ancora
esce e ci caccia con gotate e dice:
– Partitevi indi, o vili ladroncelli! –
se questo ancora noi portiamo in pace;
25frate Leone, ivi è perfetta gioia.
E se, da fame stretti pur, picchiamo
e in pianto e per l’amor di Dio preghiamo,
ed egli esce e ci batte a nodo a nodo
con un bastone, e noi soffriamo in pace;
30frate Leone, ivi è perfetta gioia.
E però scrivi, che se il male al mondo
resta, soffrirlo è meglio assai che farlo;
meglio che dare, è che ti diano; meglio
giacer Abel, che stare in piè Caino.
35E però scrivi, che non è nel mondo
pregio maggiore, ch’essere dispetti,
e somigliare, in anco noi volere
beffe, gotate, verghe, fiele e croce,
all’uomo in terra ch’era Dio nei cieli».