Plutarco
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Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'
XVIII
PLUTARCO
Quand’io mi guardo e si piccin mi trovo,
di virtú nudo e di miserie carco,
in man ti prendo, o mio vecchio Plutarco,
e vergogna gentil mi rifa novo.
E foro e campo a me sembra il mio covo,
e strali appunto dell’ingegno a l’arco,
c ardito e prode e dignitoso e parco
da me rinasco, come fior da rovo.
E, fissandomi a’ tuoi, mi sa d’acerbo
non pareggiarli; e l’anima sul calle
della gloria s’avventa, e n’ho terrore:
perocché dal mio sogno alto e superbo
cader mi tocca in disperata valle.
Misero atleta è, senza tempi, il core!