Per l'inclita Nice
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(II Messaggio)
Manda l’inclita Nice
3Del piè che me costringere
Suole al letto infelice,
Sento repente l’intimo
6Petto agitarsi del bel nome al suon.
Rapido il sangue fluttua
Nelle mie vene: invade
9Acre calor le trepide
Fibre: m’arrosso: cade
La voce; ed al rispondere
12Util pensiero in van cerco e sermon.
Ride, cred’io, partendosi
II messo. E allor soletto
15Tutta vegg’io, con l’animo
Pien di novo diletto,
Tutta di lei la immagine
18Dentro alla calda fantasia venir.
Ed ecco, ed ecco sorgere
Le delicate forme
21Sovra il bel fianco; e mobili
Scender con lucid’orme
Che mal può la dovizia
24Dell’ondeggiante al piè veste coprir.
Ecco spiegarsi e l’omero
E le braccia orgogliose,
27Cui di rugiada nudrono
Freschi ligustri e rose,
E il bruno sottilissimo
30Crine che sovra lor volando va:
E quasi molle cumulo
Crescer di neve alpina
33La man che nelle floride
Dita lieve declina,
Cara de’ baci invidia
36Che riverenza contener poi sa.
Ben può, ben può sollecito
D’almo pudor costume,
39Che vano ama dell’avide
Luci render l’acume,
Altre involar delizie,
42Immense intorno a lor volgendo vel:
Ma non celar la grazia
Nè il vezzo che circonda
45II volto affatto simile
A quel della gioconda
Ebe, che nobil premio
48Al magnanimo Alcide è data in ciel;
Nè il guardo che dissimula
Quanto in altrui prevale,
51E volto poi con subito
Impeto i cori assale,
Qual Parto sagittario
54Che, più certi fuggendo, i colpi ottien;
Nè i labbri, or dolce tumidi,
Or dolce in sè ristretti,
57A cui gelosi temono
Gli Amori pargoletti
Non omai tutto a suggere
60Doni Venere madre il suo bel sen;
I labbri onde il sorridere
Gratissimo balena,
63Onde l’eletto e nitido
Parlar, che l’alme affrena,
Cade, come di limpide
66Acque lungo il pendío lene rumor:
Seco portando e i fulgidi
Sensi ora lieti or gravi,
69E i genïali studii,
E i costumi soavi,
Onde salir può nobile
72Chi ben d’ampia fortuna usa il favor.
Ahi, la vivace immagine
Tanto pareggia il vero,
75Che, del piè leso immemore,
L’opra del mio pensiero
Seguir già tento; e l’aria
78Con la delusa man cercando vo.
Sciocco vulgo, a che mormori?
A che su per le infeste
81Dita, ridendo, noveri
Quante volte il celeste
A visitare Arïete
84Dopo il natal mio dì Febo tornò?
A me disse il mio Genio
Allor ch’io nacqui: ‘ L’oro
87Non fia che te solleciti
Nè l’inane decoro
De’ titoli, nè il perfido
90Desio di superare altri in poter:
Ma di natura i liberi
Doni ed affetti, e il grato
93Della beltà spettacolo,
Te renderan beato,
Te di vagare indocile
96Per lungo di speranze arduo sentier.’
Inclita Nice, il secolo
Che di te s’orna e splende
99Arde già gli assi; l’ultimo
Lustro già tocca, e scende
Ad incontrar le tenebre,
102Onde una volta pargoletto uscì.
E già vicino ai limiti
Del tempo i piedi e l’ali
105Provan tra lor le vergini
Ore, che a noi mortali
Già di guidar sospirano
108Del secol che matura il primo dì.
Ei te vedrà nel nascere
Fresca e leggiadra ancora
111Pur di recenti grazie
Gareggiar con l’Aurora;
E, di mirarti cupido,
114De’ tuoi begli anni farà lento il vol.
Ma io, forse già polvere
Che senso altro non serba
117Fuorchè di te, giacendomi
Fra le pie zolle e l’erba,
Attenderò chi dicami:
120‘ Vale, passando, e ti sia lieve il suol.’
Deh alcun, che te nell’aureo
Cocchio trascorrer veggia
123Sulla via che fra gli alberi
Suburbana verdeggia,
Faccia a me intorno l’aere
126Modulato del tuo nome volar!
Colpito allor da brivido
Religïoso il core,
129Fermerà il passo, e attonito
Udrà del tuo cantore
Le commosse reliquie
132Sotto la terra argute sibilar.